Gli insediamenti israeliani si espandono prima del vertice di Annapolis.

Gli insediamenti israeliani si espandono prima del vertice di Annapolis
MIFTAH, 10 Novembre 2007
 

Nonostante le dichiarazioni ottimistiche fatte da Palestinesi, Israeliani e funzionari USA sulla "possibilità" di pace, i fatti sul terreno costituiscono una assai più convincente testimonianza di ogni parola e promessa di incoraggiamento.

Mentre gli Stati Uniti si preparano a ospitare il vertice per il Medio Oriente, previsto per il 26 Novembre, i Palestinesi oscillano tra speranze incoraggianti per il successo del vertice e le sgradevoli misure prese da Israele sul terreno. Il 7 Novembre il movimento per la pace israeliano Peace Now ha annunciato che vi è una ininterrotta attività di costruzione in 88 insediamenti della West Bank, comprendente l’espansione di insediamenti già esistenti e la creazione di nuovi avamposti. Secondo Peace Now, l’8,1% degli Israeliani vive in questi insediamenti ebraici illegali nella West Bank. La maggior parte dell’attività, dice l’organizzazione, si concentra nei blocchi principali che Israele insiste ad annettere in qualunque accordo finale con i Palestinesi, includendo Maaleh Adumin, Gus Etzion e Givat Zeev. Peace Now ha anche dichiarato che i lavori nell’insediamento E1 a Gerusalemme Est proseguono.

Frattanto il segretario di stato USA Condoleeza Rice ha lasciato la regione il 6 Novembre dopo aver avuto colloqui con funzionari palestinesi e israeliani, per la preparazione dell’imminente vertice. La Rice, giunta nella regione il 4 Novembre, tornerà il 15 Novembre per rifinire i dettagli prima che le parti si incontrino ad Annapolis.

Dopo gli incontri del 5 Novembre col Presidente Mahmoud Abbas, il Primo Ministro Salam Fayyad e il negoziatore capo Ahmad Queri, le parti si sono dette d’accordo a che un trattato di pace sia raggiunto prima della fine del mandato di George W. Bush. "E’ un’epoca storica e una reale opportunità", ha detto la Rice.

La scorsa settimana, a quanto si riferisce, le parti hanno lavorato alla preparazione di un "documento di principi" da presentare al vertice di Annapolis. Ciò sta risultando in ogni caso più difficile di quanto era stato previsto. Così difficile che l’8 Novembre, sia i Palestinesi che gli Israeliani avrebbero richiesto l’intervento USA per risolvere le divergenze sul documento congiunto.

I Palestinesi affermano che gli Israeliani stanno rinnegando l’accordo raggiunto con la Rice, che prevedeva soprattutto il blocco delle attività di insediamento e la rimozione degli avamposti. Gli Israeliani, d’altro canto, dicono che i Palestinesi devono onorare i propri impegni sulla roadmap, cioè combattere il "terrorismo" prima che ogni accordo venga raggiunto.

Mentre sembra che i Palestinesi abbiano in precedenza richiesto un calendario prima del raggiungimento di un accordo, ora sembra che si stiano inginocchiando alla proposta americana per il rilascio di "una dichiarazione di intenti". Questa dichiarazione obbligherebbe entrambe le parti, tra le altre cose, a termini di riferimento per il processo di pace, comprendenti la roadmap, la visione di due stati, l’iniziativa di pace araba, gli accordi sottoscritti. Questo naturalmente è un impegno assai meno vincolante delle richieste originarie palestinesi.

Tuttavia, Abbas ha rassicurato i Palestinesi il 4 Novembre che nessun accordo sarà siglato senza il consenso del popolo palestinese. Ha detto che qualsiasi accordo finale sarà sottoposto a referendum, o almeno sarà presentato al Consiglio Nazionale Palestinese per l’approvazione.

La dirigenza ha continuato comunque a fare richieste perché vi siano chiare condizioni alla loro partecipazione. Il 3 Novembre Fayyad ha invitato Israele a rilasciare 2.000 prigionieri palestinesi dalle celle israeliane, ammorbidire le restrizioni al movimento, e a rimuovere dei checkpoint prima del summit come dimostrazione di serietà da parte di Israele verso reali negoziati di pace.

Fayyad ha anche detto che l’Autorità Palestinese chiederà ai paesi donatori 120 milioni di dollari al mese in appoggio al bilancio nazionale per un periodo di 2 o 3 mesi, in occasione del summit dei donatori che si terrà a Parigi a Dicembre.

Comunque, sebbene le due parti dicano di sentirsi impegnate a lavorare per una conferenza di pace di successo, le misure israeliane sul terreno puntano in direzione contraria. Il ministro della difesa Ehud Barak ha detto il 7 Novembre che Israele si muove ogni giorno di più verso una operazione militare nella Striscia di Gaza.

Una grande incursione a Gaza sembra probabile data l’attuale situazione nella Striscia. Quattro Palestinesi sono stati uccisi il 4 Novembre in un raid aereo israeliano a Jabaliya, tra loro Zaher Suleiman e il suo figlio diciottenne Ashraf.

Il 10 Novembre le forze israeliane hanno sparato e ucciso due Palestinesi che affermano stessero ponendo esplosivi sulla frontiera tra Gaza e Israele. Israele sta incrementando le sue operazioni militari nella Striscia, presumibilmente in risposta ai continui attacchi di razzi entro Israele.

Le tensioni interne stanno anche logorando la Striscia, specialmente con le recenti dure dichiarazioni di Hamas negli ultimi giorni. Il 9 Novembre, parlando ad un raduno di Hamas a Jabaliya, l’alto funzionario Mahmoud Zahhar ha dichiarato che Hamas conquisterebbe anche la West Bank se Israele si ritira dalle sue città. Le dichiarazioni di Zahhar non hanno solo fatto infuriare i dirigenti palestinesi della West Bank, ma hanno ulteriormente dimostrato la spaccatura all’interno del movimento stesso. Solo pochi giorni prima il deposto Primo Ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, ha invitato Fatah al dialogo senza precondizioni, dicendo che Hamas non ha intenzione di dividere la Striscia di Gaza dalla West Bank.

Tuttavia, Hamas sta facendo poco per rimettere in contatto le due leadership. Con una mossa che ha suscitato molte critiche da parte di Fatah, i parlamentari di Hamas hanno tenuto la prima sessione del Consiglio Legislativo Palestinese dalla conquista della Striscia in Giugno. Il movimento ha affermato che avrebbe colmato la mancanza di quorum per una sessione del PLC con i 29 membri presenti a Gaza e tre membri a Ramallah, che hanno preso parte ai lavori per telefono in aggiunta ai membri di Hamas attualmente detenuti in Israele. Non sorprende che Fatah abbia boicottato la sessione dichiarandola illegale.

Frattanto, mentre Israele ha permesso apparentemente alla polizia palestinese di pattugliare le strade di Nablus durante il giorno, le truppe israeliane entrano nella città di notte ed anche ad ogni altra ora, come a loro sembra necessario. Questo è apparso chiaro il 4 Novembre, quando soldati israeliani hanno fatto irruzione nel campo profughi di Balata, demolendo quattro case ed arrestando 25 persone, una mossa che i Palestinesi hanno percepito come un tentativo di israele di indebolire il controllo palestinese su Nablus. Nondimeno, durante una visita alla città l’8 NOvembre, il Primo Ministro Fayyad ha detto che i piani palestinesi sulla sicurezza prevedono "che si vada avanti a dispetto delle incursioni israeliane".

Israele ha anche condotto diverse altre campagne di arresti nella West bank nel corso di tutta la settimana, a Nablus, Hebron, Qalqilya e Jenin, arrestando anche Hatem Qafeesha, di Hebron, membro di Hamas del PLC.

Infine, i Palestinesi si preparano a celebrare il terzo anniversario della morte del presidente Yasser Arafat l’11 Novembre. Il 10 Novembre il mausoleo dell’ultimo presidente è stato ufficialmente inaugurato nel quartier generale di Ramallah. Festeg
giamenti e cerimonie di commemorazione sono previste per domani in tutta la West Bank e Gaza in memoria del presidente Arafat.  

Da:  http://www.miftah.org/Display.cfm?DocId=15298&CategoryId=10

Tradotto dall’inglese da Gianluca Bifolchi membro del blog collettivo: http://achtungbanditen.splinder.com/ 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.