Il ministro della Giustizia del Sud Africa al PC: “Ecco perché siamo fiduciosi nel nostro caso alla ICJ”

Città del Capo – The Palestine Chronicle. Il Sud Africa spera che la Corte internazionale di giustizia (ICJ) ritenga che “l’uccisione di una media di mille persone al giorno” nella Striscia di Gaza assediata sia una ragione sufficiente per soddisfare le richieste presentate alla Corte.

Tra le nove misure provvisorie che il Sud Africa ha chiesto, vi è in particolare che Israele sospenda immediatamente qualsiasi operazione militare a Gaza o contro di essa e che gli aiuti umanitari possano entrare il più rapidamente possibile.

“È la Corte mondiale, quindi le sentenze non possono essere più superiori di così”, ha dichiarato a The Palestine Chronicle il portavoce del ministro della Giustizia sudafricano, Ronald Lamola.

“Dubitiamo quindi che la Corte non ritenga che l’uccisione di almeno mille persone al giorno non sia una condizione urgente che deve essere affrontata”, ha dichiarato Chrispin Phiri.

Il governo sudafricano ha intentato una causa contro Israele il 29 dicembre, accusandolo di “atti di genocidio” nei suoi assalti militari a Gaza. Il caso è stato discusso l’11 gennaio all’Aia.

Descrivendo il caso alla ICJ come “una misura di ultima istanza”, Phiri ha affermato che “non vogliamo anticipare la sentenza”.

Tuttavia, ha aggiunto, “vorremmo leggere la sentenza e capire come ha raggiunto la sua posizione. E una volta che saremo in grado di capirlo, risponderemo di conseguenza”.

“In ogni caso”, ha sottolineato Phiri, “la sentenza dovrà essere presentata anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che dovrà poi assicurarne l’adeguata applicazione”.

Alla domanda su quale sarà il prossimo passo del Sud Africa, nel caso in cui la Corte non dovesse soddisfare le sue richieste, Phiri ha risposto: “Dovremo davvero capire quali sono le motivazioni e poi agire in accordo con il ragionamento”.

Il portavoce rimane ottimista: “Speriamo che la Corte mantenga quanto richiesto [elencato] nelle nostre misure provvisorie”, in particolare le condizioni per il cessate il fuoco e l’ingresso degli aiuti umanitari.

“Queste sono le più significative e crediamo che avranno un impatto duraturo sul conflitto in corso, ma anche per fermare le uccisioni a cui stiamo assistendo”.

Prove di un intento genocida.

L’avvocato Adila Hassim, che ha aperto le argomentazioni presso la Corte internazionale di giustizia, ha dichiarato: “Il Sud Africa sostiene che Israele abbia violato l’articolo II della Convenzione di Ginevra, commettendo azioni che rientrano nella definizione di atti di genocidio. Le azioni mostrano un modello sistematico di condotta da cui si può dedurre il genocidio”.

Un altro membro del team legale, l’avvocato Tembeka Ngcukaitobi, ha affermato che “le prove dell’intento genocida” di Israele a Gaza “non sono solo agghiaccianti”, ma “anche schiaccianti e incontrovertibili”.

Leggi qui il resoconto completo della presentazione del Sud Africa.

Rivolgendosi ai media dopo la presentazione all’Aja, il ministro Lamola ha affermato che il caso contro Israele offre alla Corte internazionale di giustizia “l’opportunità di agire, in tempo reale, per impedire che il genocidio a Gaza continui”.

Israele ha respinto come false le accuse di genocidio mosse dal Sud Africa alla ICJ.

Tal Becker, consigliere legale del ministero degli Esteri israeliano, ha dichiarato alla Corte che “se ci sono stati atti di genocidio, sono stati perpetrati contro Israele”. Becker ha accusato il Sud Africa di “cercare di minare il diritto intrinseco di Israele a difendersi”.

Il Sud Africa, ex-Stato d’Apartheid, ha anche deferito Israele alla Corte penale internazionale (ICC) per presunti crimini di guerra commessi nell’assalto in corso a Gaza.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.