An-Nasira (Nazareth) – InfoPal. Sono fonti d‘informazione israeliane a scriverlo: “Dal 1967 Israele ha operato una silente espulsione di palestinesi dalla Cisgiordania, dalla Striscia di Gaza e da al-Quds (Gerusalemme), impedendo loro di tornare a casa e costringendoli a restare all’estero”.
Sul quotidiano israeliano Ha’aretz si legge di 250mila palestinesi così espulsi dall’occupazione israeliana dal 1967 al 1994, anno di fondazione dell’Autorità palestinese (Anp).
100mila palestinesi che in quel periodo erano usciti da Gaza per lavoro, per studio o per altri motivi, non hanno potuto più fare ritorno.
Al dato si aggiungono i 140mila palestinesi che si erano assentati dalla Cisgiordania per un periodo di tre anni e mezzo.
Identica sorte per i palestinesi gerosolimitani allontanatisi dalle proprie case per un periodo di sette anni e ai quali Israele non ha mai più riconosciuto il diritto di risiedere, né di soggiornare sulla propria terra, negando loro il documento d’indentità israeliano (blu).
La politica dei “ponti aperti”: così viene soprannominata la serie di misure burocratiche messa in atto da Israele a Gerusalemme in aperta violazione alla legislazione internazionale.
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