“Israele è la vostra casa”: Netanyahu sfrutta gli attacchi di Parigi

netanyahu-and-the-settlementsMemo. Lo scorso sabato, il primo ministro israeliano Netanyahu ha reagito ai sanguinosi attacchi di Parigi incoraggiando gli ebrei francesi a lasciare l’Europa per spostarsi in Israele: “Vorrei dire a tutti gli ebrei di Francia e d’Europa che Israele è la vostra casa”.

Un tweet dello stesso premier ribadisce il concetto: “A tutti gli ebrei di Francia, a tutti gli ebrei d’Europa… lo stato di Israele è la vostra casa”. Anche il ministro delle Finanze, Yair Lapid, gli fa eco: “La comunità ebraica in Europa deve capire che c’è un solo posto per gli ebrei: lo stato d’Israele”.

latuff-antisemitism-1Gli appelli in questione saranno più chiari dopo queste tre considerazioni. 1) Tali inviti riflettono l’idea centrale del Sionismo politico: gli ebrei sono salvi solo all’interno di uno stato ebraico. Il padre fondatore del Sionismo, Theodor Herzl, credeva che l’unica soluzione all’antisemitismo tipico delle società europee fosse per gli ebrei quella di abbandonare tali paesi per fondare un loro stato.  Ma, come ha fatto notare Brian Klug: “C’è dell’ironia in questo concetto: uno dei perni alla base dell’ideologia antisemita è proprio il considerare gli ebrei come un popolo a sé che forma “uno stato nello stato”. In parte per questa ragione, alcuni europei antisemiti hanno pensato che la soluzione alla ‘questione ebraica’ potesse essere per gli ebrei quella di avere uno stato indipendente”.

E aggiunge: “Sicuramente Herzl aveva tenuto conto del fatto di poter contare sull’appoggio degli antisemiti” per il suo progetto sionista. (Da notare che quanto affermato da Lapid non ha suscitato condanne da parte di quegli osservatori dell’antisemitismo che agiscono anche come difensori di Israele).

2) L’appello di Netanyahu a favore dell’emigrazione di massa rispecchia anche la natura coloniale del Sionismo politico così come si era manifestata in Palestina. La creazione di uno stato per un solo popolo in una terra in cui vivevano già altre persone non implicava solamente espulsioni di massa ma anche il riaffermarsi di un’ossessione dal passato: la “battaglia demografica”.

Esempio eloquente del 2013: il governo israeliano ha permesso a un gruppo di “peruviani di razza mista convertiti” di rientrare nello stato israeliano, come previsto dalla Legge del Ritorno. I nuovi arrivati hanno alloggiato a Ramla, cittadina che, nel 1948, è stata protagonista quasi nella sua totalità di una forte pulizia etnica che ha coinvolto i palestinesi.

3) Le osservazioni degli ultimi giorni di Netanyahu e di altri leader israeliani sono parte di un più ampio schema di dichiarazioni di propaganda. Proprio in questi giorni, un editorialista israeliano ha scritto un articolo dal titolo “La propaganda anti-israeliana dell’occidente incoraggia il terrore”.

Come ha scritto Orly Noy nel magazine +972, il premier israeliano cerca di “promuovere una visione del mondo dove non c’è conflitto nazionale, né occupazione né palestinesi e nemmeno il disprezzo palese per i diritti umani” – solamente “ebrei e musulmani”.

Lo scorso agosto, l’ex presidente del Congresso Ebraico Europeo, Pierre Besnainou, ha affermato che “il ruolo dell’antisemitismo nell’ultima ondata migratoria [degli ebrei dalla Francia in Israele] è stato ingigantito”. Di vero c’è che i dati forniscono un quadro complesso e poco chiaro dell’intera questione.

Ma, secondo il giornalista di Haaretz, Chemi Shalev, attraverso gli appelli per l’immigrazione di massa degli ebrei francesi, il leader israeliano “potrebbe star aiutando i terroristi fanatici a terminare il lavoro cominciato dai Nazisti e dai collaborazionisti di Vichy: rendere la Francia libera dagli ebrei”.

Come ha scritto lo scorso weekend il direttore generale dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche in Europa, il rabbino Menachem Margolin, Israele dovrebbe “riconoscere che affermazioni di questo genere… lanciano un messaggio che incoraggia tutti quegli antisemiti che non aspettano altro che vedere una Francia senza ebrei”.

Gli sforzi di Netanyahu di sfruttare gli eventi parigini sono stati sufficientemente impacciati e controproducenti, originando quello che la stampa ha definito un vero e proprio disastro. Un microcosmo, quindi, della storia del governo israeliano degli ultimi anni, e un’ulteriore prova del fatto che la tattica di ripetere “ISIS” più e più volte “facendo orecchie da mercante” è quantomeno di dubbio valore.

Traduzione di Serena Machella