La coalizione della Freedom Flotilla cresce ad Atene: comunicato stampa

Azione legale e politica a livello popolare per dire basta all'impunità israeliana

27 settembre 2010 – La Coalizione della Freedom Flotilla ha appena concluso la sua riunione ad Atene, dove ha valutato l'andamento dei tentativi di porre fine all'embargo criminale israeliano su Gaza e alle altre politiche illegittime perpetrate ai danni del popolo palestinese.

Abbiamo già dichiarato che non avremmo permesso alla violenza d'Israele contro la Freedom Flotilla I di fermare i nostri sforzi, né d'impedirci di opporci all'intransigenza israeliana, e infatti nessuna delle due cose è accaduta.

Negli ultimi tre mesi, si sono unite a noi coalizioni nazionali provenienti da Italia, Svizzera, Francia, Spagna, Canada, Norvegia, Belgio, Austria, Australia e Stati Uniti, più altri paesi ancora, e ognuna di queste nazioni invierà a Gaza un'imbarcazione. Mentre quest'articolo viene scritto, anche una nave ebraica si sta dirigendo verso Gaza, per dichiarare al mondo che Israele non agisce in nome della comunità ebraica mondiale, e che l'embargo su Gaza non ha nulla a che fare con il proteggere gli ebrei.

Il popolo di Gaza aspetta con ansia il loro arrivo.

Abbiamo dato il via a un movimento che Israele, con tutte le sue armi, non può fermare.

Siamo stati costretti a farlo, perché i nostri governi non sono disposti a incolpare Israele delle violazioni sistematiche nei confronti dei diritti umani palestinesi.

Ci aspetteremmo che i nostri governi appoggiassero le nostre azioni non-violente a favore della legge internazionale, e che reagissero quando i loro cittadini indifesi vengono attaccati, picchiati, arrestati e uccisi.

Abbiamo perso nove nostri colleghi a causa dell'insensata violenza israeliana – e si trattava solo di una frazione della violenza a cui sono stati soggetti i palestinesi negli ultimi sessant'anni.

La Missione investigativa indipendente, nominata dal Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha ora pubblicato le conclusioni delle sue indagini sul raid alla Freedom Flotilla.

Il report conclude che le truppe israeliane hanno fatto uso di una “violenza incredibile” contro di noi, commettendo “gravi infrazioni” della legge internazionale.

Il report afferma anche che esistono “prove sufficienti a sostegno di un procedimento giudiziario” contro Israele per “omicidio volontario” e torture, in relazione all'invasione della Flotilla da parte dei soldati israeliani lo scorso maggio.

La Grecia, in quanto firmataria dello Statuto di Roma, ha il diritto di portare la causa davanti alla Corte criminale internazionale.

I nostri rispettivi paesi hanno la facoltà d'invocare la giurisdizione universale per incolpare Israele dei suoi crimini.

Lo Stato israeliano ha continuamente cercato di etichettare come “terrorista” qualunque gruppo o individuo agisca per difendere i diritti dei palestinesi.

Ha lanciato un attacco sanguinario contro i nostri colleghi turchi. Il report dell'Onu ha però respinto l'obiezione che un intervento della società civile che punti a risolvere una crisi umanitaria sia “invadente”.

Al contrario, nel rapporto si chiede di offrire più spazio sia all'intervento umanitario nella crisi di Gaza, sia all'azione politica diretta contro le sue cause.

La seconda Freedom Flotilla, ora in fase di organizzazione, punterà a fare entrambe le cose, come la spedizione che l'ha preceduta.

Nel frattempo, chiediamo ai nostri paesi di utilizzare i mezzi legali e politici a disposizione per assicurarsi che Israele non agisca più al di sopra della legge, e che noi non siamo più costretti a mettere in pericolo le nostre vite per portare a termine la nostra missione.

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