La “maledizione dell’ottavo decennio” israeliana potrebbe avere ramificazioni in tutto il Medio Oriente

MEMO. Di Mohammad Makram Balawi. Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo ha riportato alla mente degli arabi un brutto ricordo. L’America, con l’aiuto di Gran Bretagna, Francia e Germania, nemici storici degli arabi, ha formato una coalizione occidentale per sostenere Israele. Con il pretesto di affrontare Hamas, sono stati portati nella regione enormi eserciti, tra cui portaerei e sottomarini nucleari. Queste potenze coloniali hanno colonizzato la maggior parte del mondo arabo meno di un secolo fa e hanno distrutto Iraq e Afghanistan.

L’opinione pubblica araba, in generale, ha perso da tempo la fiducia nelle organizzazioni internazionali e regionali, poiché le ha viste impotenti di fronte a tutti i conflitti devastanti avvenuti nella regione. L’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) e la Lega Araba sono istituzioni che stanno subendo una grande rabbia da parte dell’opinione pubblica, che le accusa di essersi piegate alle pressioni occidentali e di essere diventate un elemento negativo in tutti questi conflitti. Sulla base di una lunga esperienza ostile ed avversa, non ci si aspettava molto dal recente vertice straordinario congiunto islamico-arabo di Riad, tenutosi per “porre fine alle ostilità a Gaza”. Anzi i risultati del vertice hanno generato ancor più risentimento e sfiducia tra il pubblico.

Senza alcun passo o piano concreto, i palestinesi sono praticamente lasciati soli ad essere uccisi dall’esercito israeliano e dalla coalizione occidentale guidata dagli americani. In realtà, i vari regimi arabi hanno dimostrato di essere più impegnati a proteggere i propri interessi e le relazioni con Israele e i Paesi occidentali che ad aiutare attivamente la condizione dei loro fratelli palestinesi a Gaza.

Per rigirare il coltello nella ferita, l’opinione pubblica araba ha visto un migliaio di combattenti di Hamas sconfiggere Israele mentre, negli ultimi 75 anni, enormi eserciti arabi sono stati sconfitti da Israele. Questo ha creato sospetti nell’opinione pubblica, al punto che molti dicono apertamente che gli Stati arabi in realtà non hanno mai combattuto Israele e che tutte queste guerre sono state una grande farsa orchestrata dalle ex potenze coloniali e dagli Stati Uniti.

Abu Obaida, il portavoce delle Brigate Izz Ad-Din Al-Qassam che è diventato un’icona agli occhi degli arabi, ha indirettamente criticato i Paesi arabi e musulmani, dicendo: “Non ci aspettiamo che combattiate la nostra battaglia, ma almeno che mandiate ambulanze e aiuti umanitari a Gaza”. Un messaggio che è stato letto da molti come un grande insulto, dato che nella cultura e nella storia islamica questo è di solito il compito delle donne in guerra: curare i feriti e provvedere alle loro necessità.

Questo sentimento di abbandono e di tradimento è ampiamente condiviso da molti palestinesi, soprattutto da quelli di Gaza. I palestinesi hanno perso quasi del tutto la fiducia nel sistema internazionale e nei meccanismi del diritto internazionale che potrebbero garantire loro giustizia o protezione dal dominio militare di Israele. Hanno visto le Nazioni Unite fallire nel proteggere i civili palestinesi, più e più volte, sia per la debolezza dell’UNRWA che per l’utilizzo del veto da parte degli Stati Uniti, nelle votazioni del Consiglio di Sicurezza, per bloccare le risoluzioni che condannano le azioni israeliane. Hanno visto l’Unione Europea continuare a fornire a Israele miliardi di dollari in accordi commerciali, equipaggiamenti militari e aiuti per la sicurezza.

Uno sviluppo positivo è stato il cambiamento, in molti paesi, della posizione popolare occidentale sulla questione palestinese. I sondaggi mostrano che un numero crescente di persone in Europa e persino negli Stati Uniti è solidale con la prospettiva palestinese e critica le politiche del governo di Israele. È sempre più chiaro che i governi occidentali, soprattutto gli Stati Uniti, su questo tema non rappresentano il punto di vista di gran parte dei loro cittadini. In Occidente si sta formando un importante movimento di solidarietà di base e popolare con i palestinesi, che fa pressione su alcuni governi affinché rivedano il loro sostegno unilaterale a Israele.

L’Occidente si trova intrappolato tra le crescenti pressioni interne ed esterne legate alla questione palestinese. A livello internazionale, le pressioni provengono dalla contro-coalizione di Paesi, tra cui Turchia, Russia, Cina, Iran e altri, che sostengono prevalentemente i diritti dei palestinesi. Vi sono anche pressioni da parte dell’opinione pubblica dei Paesi musulmani, che sta diventando sempre più esplicita nel sostenere i palestinesi. A livello nazionale, l’opinione pubblica occidentale è sempre più delusa dal sostegno incondizionato dei propri governi a Israele, nonostante l’enorme costo umano pagato dai palestinesi.

Se le pressioni continueranno a crescere, c’è la possibilità che l’Occidente spinga Israele a porre fine rapidamente a questa guerra contro Gaza (l’ultima di una lunga serie) attraverso un vero cessate il fuoco e l’apertura delle frontiere. Ciò significherebbe la distruzione della carriera politica e del governo di Netanyahu, dopo tanti anni di potere. Potrebbe anche esacerbare le crisi interne esistenti in Israele tra ebrei di origine europea e Mizrahi, religiosi e laici. L’esito a lungo termine dell’attuale confronto militare rimane incerto, ma la Resistenza palestinese non si arrende e continuerà a lottare per la liberazione nazionale e la fine dell’oppressione.

La maledizione dell’ottavo decennio, che perseguita Israele, sembra essersi avverata. Nonostante tutte le uccisioni e le distruzioni che Israele infligge loro, i palestinesi si ribellano ancora una volta ai loro occupanti. Non mostrano alcun segno di abbandono della lotta fino a quando i diritti inalienabili di autodeterminazione e libertà di uno Stato palestinese indipendente non saranno finalmente raggiunti, dopo oltre 70 anni di espropriazione e apolidia.

Tuttavia, questa maledizione non sarà limitata agli israeliani. La diffusa sfiducia nei leader arabi potrebbe avere conseguenze disastrose sulla regione e, per estensione, sul resto del mondo. Storicamente, situazioni simili forniscono l’ambiente perfetto per colpi di stato militari, disordini civili o addirittura l’assassinio di capi di Stato. Più a lungo si protrarrà la situazione a Gaza, più alta sarà la possibilità di assistere a questo tipo di eventi così drammatici.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi

(Nella foto: ostaggi israeliani liberati che salutano cordialmente i combattenti di Hamas).