La Palestina sotto la tempesta “Huda”

311460_345x230Betlemme-Ma’an. Milioni i palestinesi sono rimasti chiusi in casa mercoledì, dovendo affrontare il primo giorno di una grande tempesta invernale che ha portato un misto di pioggia, grandine e neve accompagnata da forti venti che si abbattono sulla Terra Santa questa settimana.
Nel pomeriggio di mercoledì, le autorità palestinesi hanno annunciato che tutte le attività ufficiali sarebbero stato chiuse, giovedì, a causa della tempesta, che è stata soprannominata “Huda” in Palestina e in Giordania, e “Zina” in Libano, e ha invitato la popolazione a prendere misure di sicurezza nei prossimi giorni.
La tempesta dovrebbe durare fino a domenica, portando la neve in zone più alte intorno a Gerusalemme, Ramallah, Hebron, nella Cisgiordania occupata, mentre le inondazioni sono attese lungo la pianura costiera, compresa la Striscia di Gaza.
Le temperature sono cadute molto al di sotto delle medie e si prevede che arrivino intorno o appena sopra lo zero in Cisgiordania, sia di giorno che di notte, durante la prossima settimana.
Mercoledì, le autorità palestinesi hanno elogiato il ruolo dell’unità di difesa civile e dei centri medici fino al momento, visti gli straordinari fatti per rispondere alle emergenze, e per il lavoro da fare nei prossimi giorni.
Inoltre, in alcune zone della regione, sono già stati riportati dei blackout, ma molte persone pensano che il peggio debba ancora arrivare.
Le preoccupazioni riguardano soprattutto la Striscia di Gaza, dove solo il mese scorso inondazioni diffuse, in una tempesta molto meno grave, hanno fatto sì che le Nazioni Unite dichiarassero lo stato di emergenza.
Wafa, l’agenzia stampa ufficiale palestinese, ha affermato che decine di case sono già state sommerse, da mercoledì pomeriggio, costringendo centinaia di persone a lasciarle.
L’agenzia ha citato l’avvertimento delle autorità municipali di Gaza per una “crisi umanitaria” in arrivo.
Quasi 110 mila palestinesi sono stati lasciati senza casa dal sanguinoso assalto estivo di Israele contro la Striscia di Gaza sotto assedio, e la stragrande maggioranza della popolazione rimane tuttora senza alcuna residenza permanente a causa delle restrizioni israeliane sull’importazione di materiale di ricostruzione.
Nel dicembre 2013, una delle peggiori tempeste invernali in 50 anni ha causato allagamenti di circa mezzo metro in alcune parti di Gaza, costringendo almeno 10 mila persone a fuggire dalle loro case.
La carenza di energia elettrica, a causa degli otto anni di assedio israeliano su Gaza e le successive scarsità di carburante hanno causato, nel frattempo, ritardi nelle pulizie, dato che le pompe per l’acqua non potevano essere pienamente distribuite.
Con più di 100 mila abitanti di Gaza già senza casa, molti temono che la tempesta di quest’anno potrebbe avere gravi conseguenze fatali.
Solo di recente le autorità dell’energia elettrica di Gaza hanno dichiarato che ci saranno interruzioni di corrente per affrontare la continua scarsità di carburante dovuta al blocco israeliano.
In Cisgiordania, nel frattempo, molti temono una ripetizione dell’esperienza del dicembre 2013, con la tempesta Alexa, quando enormi interruzioni elettriche hanno colpito tutta la regione a causa della caduta di alcuni pali dell’alta tensione.
A seguito di quella tempesta, gli ingegneri israeliani ripararono le linee israeliane e quelle che che servivano alle colonie ebraiche in Cisgiordania, prima di aiutare i loro colleghi palestinesi a riparare le loro, lasciando centinaia di migliaia di palestinesi senza energia.
La tempesta ha già causato grandi sofferenze in tutto il Levante, uccidendo almeno due rifugiati siriani in Libano a causa del freddo.
Milioni di rifugiati siriani e palestinesi che sono fuggiti dalla Siria rimangono sparsi in alcuni campi profughi scarsamente protetti lungo Giordania, Turchia, Libano e  Iraq. Sta crescendo la paura che non sia stato fatto abbastanza per aiutarli a prepararsi a venti, piogge e neve, che colpiranno la regione.
Traduzione di H.F.L.