Gaza-PIC. Di Wafa Aludaini. In una piccola stanzetta nella città assediata di Gaza, un gruppo di donne appassionate si riunisce con una vasta e rara collezione di manoscritti, libri e documenti storici che sono stati danneggiati nel corso degli anni a causa della continua occupazione, delle guerre ripetute, dell’abbandono, della negligenza e di altre cause, per un progetto incentrato sul restauro professionale e sulla manutenzione preventiva.
Il gruppo di ricercatori palestinesi della Eyes on Heritage Foundation della città di Gaza sta restaurando e archiviando libri e manoscritti antichi, guidati da un gruppo specializzato di donne. Attraverso i loro sforzi collettivi, lavorano per far rivivere e restaurare manoscritti e libri rari e antichi, preservando e mantenendo con cura queste opere di inestimabile valore.
L’équipe, composta da nove ricercatrici in possesso di dottorato di ricerca, master e lauree in varie specializzazioni, è stata formata nell’ambito del restauro e dell’archiviazione digitale secondo gli standard internazionali concordati, nonché nel restauro manuale secondo i meccanismi internazionali. Nell’enclave costiera i manoscritti vengono restaurati come qualsiasi altro manoscritto in tutto il mondo. Le donne lavorano da anni raccogliendo libri e manoscritti, trasferendoli nella loro biblioteca e sottoponendoli poi al minuzioso processo di restauro in una stanza simile a un reparto di terapia intensiva. I documenti vengono archiviati in maniera digitale in uno studio raro e unico nella Striscia di Gaza bloccata.
Il gruppo lavora con la massima precisione e competenza, riflettendo diligenza e impegno nel documentare la storia della sua terra occupata.
Alla domanda sulla portata di questo progetto, Hala al-Amassi, direttrice esecutiva della Eyes on Heritage Foundation, ha risposto: “L’attenzione e il tempo che dedichiamo a questi antichi documenti e manoscritti sono smisurati, poiché questo è l’unico modo, a livello locale, per preservare la grande storia del patrimonio prodotto dalla mente araba e islamica”. Ha poi continuato: “Le rare collezioni di manoscritti e libri hanno un valore scientifico molto significativo e sono una fonte critica di informazioni primarie, da qui l’importanza di preservarle”.
Al-Amassi ha spiegato che ogni progetto di restauro passa attraverso diverse fasi, la prima delle quali è il restauro o la manutenzione preventiva, durante la quale si ispezionano manoscritti, documenti e libri e si controlla la qualità della carta, la sua acidità, la stabilità dell’inchiostro e il suo carattere, se è al carbone o al ferro.
“A compimento del restauro, i libri e i manoscritti vengono esportati e divulgati al dipartimento di archiviazione. A quel punto, poi, termina la prima fase e inizia il lavoro di archiviazione da parte del dipartimento”, ha evidenziato al-Amassi. “Una volta completato il processo di fotografia, carichiamo i libri sul sito web della British Library and Museum, in modo che siano disponibili per gli studiosi di tutto il mondo. In seguito, riponiamo i libri in scatole prive di acidi per evitare che vengano maneggiati e li riponiamo in una cassaforte di ferro”.
Dua’a Dwaimah, uno dei membri dell’équipe, ha raccontato gli ostacoli più importanti che il progetto deve affrontare: “Poiché Gaza è una città sotto assedio, non sono disponibili materiali specializzati per il restauro dei manoscritti e dobbiamo aspettare lunghi mesi per avere accesso alle attrezzature necessarie per il restauro e l’archiviazione degli stessi, oltre al fatto che il processo di restauro è difficile e delicato e il team ha bisogno di circa 7/8 ore per completare un singolo manoscritto”.
Nel corso di diversi anni, l’équipe degli archivi è riuscita a salvare un’ampia collezione di manoscritti e libri raccolti dalle biblioteche di storici e pensatori di Gaza nel corso dei secoli. I manoscritti, secondo Dwaimah, includono libri politici, giurisprudenziali ed educativi, oltre a libri scientifici, poesie e romanzi. Dwaimah ha espresso profondo rammarico per la mancanza di consapevolezza del valore dei manoscritti del patrimonio palestinese, osservando che gran parte di esso è stato rubato dall’occupazione israeliana, mentre un’altra parte è andata perduta durante le ripetute aggressioni israeliane sulla Striscia. Il gruppo desidera, infine, far conoscere il proprio progetto a livello locale e internazionale.
Wafa Aludaini, giornalista e attivista di Gaza. Ha contribuito alla realizzazione di questo articolo per il Palestinian Information Center.
Traduzione per InfoPal di Rachele Manna.