Le brigate al-Qassam minacciano i leader di Fatah

Gaza City – Ma'an. Le brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, hanno minacciato ieri di prendere di mira i funzionari dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) “se le forze di sicurezza continueranno ad arrestare e processare gli attivisti della resistenza in Cisgiordania”.

Il portavoce delle brigate, Abu Ubayda, leggendo un comunicato sottoscritto da dodici gruppi militari della Striscia di Gaza, ha dichiarato: “Siamo stanchi del comportamento delle forze di sicurezza dell'Anp in Cisgiordania. Nell'ultimo periodo, abbiamo preferito concedere agli sforzi di riconciliazione tutto il tempo necessario; tuttavia, annunciamo in questa sede che non rimarremo in silenzio ancora a lungo”.

Abu Ubayda ha quindi aggiunto che i continui tentativi di raggiungere un accordo di unità nazionale con Fatah “non sono bastati ad impedire la cacciata e gli arresti ai danni dei mujahidin. Nessuno potrà dunque rimproverare noi, se andremo in cerca dei leader dell'Autorità di Fatah in ogni luogo e li tratteremo allo stesso modo”.

Il portavoce ha poi precisato che centinaia di militanti armati sono stati arrestati dalle forze di sicurezza. Il leader detenuto del Jihad islamico Khader Adnan ha anche iniziato uno sciopero della fame, per protestare contro i 'prigionieri [che] vengono crudelmente torturati in carcere'.

Da martedì, quando un tribunale militare ha incolpato tre membri di Hamas per aver causato la morte di tre ufficiali della sicurezza a Qalqiliya nel 2009, il movimento accusa l'Anp di aver fermato ventun affiliati al partito in tutta la Cisgiordania e di averne convocati diversi altri, allo scopo di “collaborare con Israele”.

Il diverbio tra i due movimenti è giunto proprio nei giorni in cui è previsto un incontro bilaterale sull'ultimo punto che blocca la ratificazione dell'accordo di riconciliazione, appoggiato dall'Egitto e volto a porre fine alla rivalità tra fazioni.

Per questo motivo, il portavoce di Fatah Ahmad Asaf ha incolpato i leader di Hamas per i tentativi di sabotaggio della riunificazione nazionale, condotti facendo uso di “retorica da battaglia per distogliere dal loro vero obiettivo non dichiarato di respingere la riconciliazione, proseguire con le divisioni, ristabilire il loro dominio su Gaza e mantenere i loro privilegi personali”.

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