Lula critica l’inefficienza dell’ONU nella gestione dei conflitti, cita la Palestina e chiede una riforma del Consiglio di Sicurezza

New York – MEMO. L’incapacità dell’ONU di agire come moderatore nella risoluzione di conflitti e guerre è stata evidenziata in diversi esempi dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva, quando martedì 19 settembre ha aperto la 78ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) a New York.

“È inquietante vedere che vecchie dispute irrisolte persistono e che nuove minacce emergono o acquistano vigore”, sottolineando specialmente “la difficoltà di garantire la creazione di uno Stato per il popolo palestinese”.

Ha inoltre menzionato la crisi umanitaria a Haiti, il conflitto nello Yemen, le minacce all’unità nazionale in Libia e i crolli istituzionali in Burkina Faso, Gabon, Guinea Conakry, Mali, Niger e Sudan, nonché il rischio di un colpo di Stato in Guatemala.

La guerra in Ucraina, invece, “evidenzia la nostra incapacità collettiva di far rispettare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite”, ha detto Lula, ribadendo che “nessuna soluzione sarà duratura se non sarà basata sul dialogo” e che “dobbiamo lavorare per creare spazio per i negoziati”.

Per Lula, c’è un’inversione di priorità quando la spesa militare totale ammonta a più di duemila miliardi di dollari e la spesa per le armi nucleari raggiunge gli 83 miliardi di dollari, che è “venti volte di più del bilancio regolare dell’ONU”.

In difesa del rinnovamento delle istituzioni multilaterali, ha affermato che la posizione del Brasile è critica nei confronti di qualsiasi tentativo di dividere il mondo in zone di influenza e di ripristinare la guerra fredda.

Lula ha difeso la riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che “sta perdendo progressivamente la sua credibilità” e ha accusato i suoi membri permanenti di “condurre guerre non autorizzate per perseguire l’espansione territoriale o il cambio di regime”.

Ha inoltre condannato le sanzioni unilaterali che, oltre a essere inefficaci, causano gravi danni alla popolazione dei Paesi colpiti e ostacolano i processi di mediazione, prevenzione e risoluzione pacifica dei conflitti.

Citando come esempio l’embargo economico e finanziario imposto a Cuba ed il tentativo di classificare questo Paese come Stato sponsor del terrorismo, Lula ha condannato le violazioni del diritto internazionale, affermando che il Brasile continuerà a denunciare le misure adottate senza il supporto della Carta delle Nazioni Unite.