Perché boicottare McDonald’s

InfoPal. Di Lorenzo Poli. #BoycottMcDonalds, pranzi gratis ai soldati israeliani.

La catena americana di fast food McDonald’s è sotto accusa a seguito di un’azione dei suoi ristoranti in Israele. In seguito agli eventi del 7 ottobre, molte aziende si sono prontamente schierate in solidarietà con Israele. In una serie di post su Instagram in ebraico (che nel frattempo sono stati impostati come privati), McDonald’s Israel ha dichiarato: “Intendiamo donare migliaia di pasti ogni giorno ai soldati sul campo e nelle aree di stesura, e questo va oltre lo sconto ai soldati che vengono nei ristoranti”.

L’azienda ha dichiarato di aver aperto addirittura cinque nuovi ristoranti solo per rispettare l’impegno preso. Le aziende israeliane sono solite utilizzare il conflitto per le loro pubbliche relazioni. Nel 2017, la filiale israeliana dell’azienda alimentare Pizza Hut ha condiviso sui social media una foto che prendeva in giro il leader palestinese Marwan Barghouti, a capo di uno sciopero della fame di massa nelle carceri israeliane, scrivendo sopra la foto: “[Marwan] Barghouti, se devi interrompere uno sciopero, perché non una pizza?”

Il contraccolpo a quest’ultimo annuncio è stato immediato. Su X (ex Twitter), molti utenti hanno invitato al boicottaggio, scrivendo: “McDonald’s fornisce pasti gratuiti all’IDF (le forze militari di Israele). Dovremmo difendere i nostri principi e intraprendere azioni in linea con le nostre convinzioni. Boicottiamo McDonald’s bcz [sic] Sostenere aziende che sono coinvolte in conflitti è sbagliato, soprattutto quando si tratta della perdita di vite innocenti”.

Il manifesto prosegue: “Aumentiamo la consapevolezza e incoraggiamo la responsabilità di questi marchi. Ricordate, la voce e le azioni di ogni individuo possono fare la differenza nel plasmare un mondo più giusto”.

Molti arabi e musulmani sui social media hanno denunciato i post, #BoycottMcDonalds ha fatto tendenza e gli influencer hanno iniziato a pubblicare video che invitavano i clienti a boicottare McDonald’s come gesto di sostegno alla Palestina tra i continui bombardamenti di Israele contro l’enclave.

I media locali hanno riferito che gruppi filo-palestinesi hanno attaccato un ristorante McDonald’s in Libano. Secondo quanto riportato, non ci sono stati feriti e McDonald’s Libano ha rilasciato una dichiarazione in seguito, affermando che la posizione dei franchising McDonald’s in altri Paesi “non rappresenta in alcun modo le opinioni o le posizioni di McDonald’s Libano”.

I sostenitori hanno affermato che poche ore dopo l’appello al boicottaggio, i post originali sono stati cancellati o resi inaccessibili e molte filiali McDonald’s nella regione MENA si sono affrettate a rilasciare dichiarazioni per prendere le distanze da McDonald’s Israele.

Il 12 ottobre 2023 è stato reso noto che le azioni di McDonalds sono scese dell’1,89% e molti sui social media hanno subito salutato questo risultato come una vittoria del Movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni). Sebbene il movimento BDS abbia ancora chiesto un boicottaggio formale del franchising McDonalds, questo non ha impedito a molti utenti dei social media di prendere la propria posizione contro “l’Arco d’Oro”.

I palestinesi hanno indetto uno sciopero generale dei prodotti israeliani e americani.

La dissociazione delle filiali MC arabe, ma tutte si rifanno alla “società madre”.

Le filiali di McDonald’s in diversi paesi arabi e del mondo islamico hanno rapidamente dissociato la loro posizione da questa azione israeliana.

In un comunicato, McDonald’s Egitto ha sottolineato di essere un’azienda egiziana al 100% e che la società madre le permette di utilizzare il marchio solo nel mercato locale: “Il ruolo della società madre McDonald’s è quello di permetterci di utilizzare il marchio e di fornirci l’esperienza e le conoscenze necessarie per fornire il miglior servizio ai nostri clienti”, si legge nel comunicato.

In Paesi come l‘Arabia Saudita, l’Oman, il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania, l’Egitto, il Bahrain, il Pakistan e la Turchia, le filiali di McDonald’s hanno chiarito che non supportano l’azione israeliana e si sono impegnate a fornire sostegno ai palestinesi a Gaza. Ad esempio, McDonald’s Oman ha donato 100.000 dollari (circa 95.000 euro) a Gaza. Nel complesso, le diverse filiali nei paesi islamici hanno raccolto più di 3 milioni di dollari (oltre 2,8 milioni di euro) per Gaza. Queste raccolte di beneficenza sembrano più un modo per rigenerare la propria immagine di multinazionale sfruttatrice e complici delle forze neocolonialiste.

Secondo un’indagine di Eekad, anche se questi franchising possono essere aziende indipendenti, alle filiali McDonald’s viene chiesto di pagare le tasse alla società madre originale come parte del loro contratto. Devono inoltre versare una percentuale dei loro profitti annuali alla società madre, quindi non sono proprio indipendenti come dico di essere.

McDonald’s complice dell’occupazione coloniale e dell’occidentalizzazione della Palestina.

Come scriveva Haaretz, dal 2014 infatti McDonald’s, insieme a Intel, Nestlè e Marks & Spencer, figura nell’elenco delle società segnalate dalla campagna “Viva la Palestina, Boicotta Israele” che affermava che “Questa campagna è rivolta alla gente normale in tutto il mondo per dare un contributo per porre fine all’oppressione in Palestina. (…) Si tratta di un sistema non violento per fare pressione sullo Stato di Israele e segue le orme del boicottaggio che ha avuto successo contro l’apartheid sudafricano”.

La presenza di McDonald’s insieme ad altre catene di junk food e fast food, hanno un significato simbolico in Israele. La presenza di catene multinazionali occidentali che propongono, in territorio palestinese, cibo preconfezionato di scarso valore nutritivo e alto contenuto calorico, come merendine e snack confezionati, è simbolo di un passaggio evolutivo che porta la Palestina ad aderire al modello di sviluppo occidentale: da uno stile fatto di agricoltura e di contatto con la natura, si passa ad uno stile consumistico. Questo è ciò che vuole realmente Israele: occidentalizzare la Palestina a tutto tondo. Israele, infatti, si sente legittimato ad occupare per essersi autoproclamato all’avanguardia sui diritti civili e, dall’altro campo, si sente legittimato a “civilizzare” in quanto “stato avanzato” in un territorio che mediaticamente viene denominato come appartenente al “Terzo Mondo”. McDonald’s e le catene industriali di junk food sono diventate negli anni il mezzo politico-culturale per cancellare le tradizioni alimentari palestinesi, avallare l’epistemicidio messo in atto da Israele contro la cultura culinaria palestinese e, soprattutto, permettere una appropriazione culturale da parte d’Israele della tradizione culinaria palestinese.

Israele spaccia McDonald’s come un simbolo di “evoluzione” e “civilizzazione” occidentale delle terre palestinese, in contrasto con le loro economie locali, ecologiche e di sussistenza basate su uliveti, coltivazione di erbe e pastorizia.

Doppio standard, McDonald’s non è una multinazionale neutrale nei conflitti.

Nelle loro dichiarazioni sui social media, McDonald’s Oman e le altre filiali hanno sottolineato di essere imprese locali indipendenti che prendono decisioni autonome sulle iniziative da intraprendere, indipendentemente dal marchio McDonald’s.

È importante notare che McDonald’s è principalmente una catena di franchising, con molte delle sue filiali gestite da imprese locali in base a contratti con l’azienda madre. Queste filiali sono indipendenti, ma seguono le ricette, la brand identity e le linee guida della catena.

Per l’azienda madre americana, questo episodio nel Medio Oriente è certamente problematico, ma non è la prima volta che McDonald’s è coinvolta in controversie, per esempio nel conflitto russo-ucraino. 

Mentre il ritornello è sempre stato “gli affari al di sopra della politica”, improvvisamente centinaia di società occidentali hanno interrotto tutti gli affari in Russia per protestare contro l’invasione dell’Ucraina, ma nessuna di loro ha mai protestato contro le selvagge e mortali invasioni americane dell’Iraq e dell’Afghanistan. Ad esempio, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, McDonald’s ha chiuso le sue attività in Russia dopo più di 30 anni di presenza nel paese, ma nonostante ciò McDonald’s continua ad avere una filiale a Guantanamo Bay, il campo di tortura più famoso del mondo. Altre società, come HPHyundaiCaterpillarGeneral Mills e Puma, che si sono espresse in sostegno all’Ucraina, nel frattempo sono prese di mira dal movimento BDS per aver sostenuto attivamente l’occupazione militare pluridecennale e il regime di apartheid di Israele contro i palestinesi.

Questo caso mette finalmente in discussione la cosiddetta “teoria degli archi d’oro” di Thomas Friedman, economista e giornalista del New York Times, secondo la quale due paesi con ristoranti McDonald’s non dovrebbero mai entrare in guerra tra loro, perché la catena si insedia solo in paesi con stabilità economica, dice ancora il portale fiammingo. Tuttavia, il conflitto tra Russia e Ucraina ha dimostrato che questa teoria non regge, perché entrambi i paesi avevano ristoranti McDonald’s.

Nel caso del Medio Oriente, Gaza e Cisgiordania non hanno ristoranti McDonald’s, ma paesi vicini come il Libano, che rischia di essere coinvolto nel conflitto, ne hanno.

Fonti:

https://bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-sulbds/1449-buycott-app

https://www.newarab.com/features/boycottmcdonalds-bds-and-battle-golden-arches

https://www.31mag.nl/pasti-gratis-ai-militari-israeliani-no-soldi-a-gaza-mc-donald-si-spacca-sulla-guerra-israele-palestina/