Ginevra – Euro-Mid*. “Mentre devono sbarcare il lunario, i pescatori palestinesi continuano ad essere aggrediti dai militari di Israele, responsabili di aver devastato l’industria ittica, grazie alla quale un tempo si garantiva il sostentamento a 70mila residenti della Striscia di Gaza”.
Questo è quanto si legge nell’ultimo resoconto di Euro-Mid, organizzazione per i Diritti Umani.
Tra gennaio 2011 e la fine di aprile scorso, l’organizzazione europea ha rilevato più o meno 150 episodi in cui la Marina israeliana ha impedito ai pescatori di Gaza di svolgere il proprio mestiere, con 60 arresti in mare, 12 ferimenti, 20 casi di sabotaggio o confisca di barche e attrezzature.
Molti pescatori, insieme a coloro che erano a bordo dei pescherecci, sono sottoposti a trattamenti inumani e degradanti e sono costretti a gettarsi in mare nudi sotto dure condizioni climatiche.
E sono diverse le testimonianze di pescatori Gaza, sottoposti a pressioni varie per fornire agli israeliani “informazioni” su colleghi di lavoro o su altri palestinesi. Ciò avviene dietro minacce rivolte ai loro familiari, ma anche per mezzo di tortura, inflitta nel corso di detenzioni lunghe giorni o mesi.
Nonostante l’accordo raggiunto tra Israele e l’Autorità palestinese (Anp) nel 1993 avesse garantito ai pescatori di Gaza di inoltrarsi in mare fino a 20miglia nautiche dalle coste, i militari israeliani, piano piano, hanno ridotto la distanza permessa in mare, detta “area di sicurezza”.
Dal 2000, con l’inizio della seconda Intidafa, i militari israeliani hanno imposto sempre più restrizioni all’accesso in mare dei pescatori palestinesi. Durante l’operazione militare, la guerra su Gaza “Piombo Fuso” (2008-2009), la pesca o qualunque altra presenza in mare fu proibita oltre le 3 miglia nautiche, forma di repressione che rimane “in vigore” fino ad oggi.
Poiché gran parte della fauna ittica si trova tra le 5 e le 8 miglia, questo stato dei fatti ha comportato una riduzione del pesce, inducendo i pescatori a pescare in profondità, a un alto livello di sfruttamento e a ricorrere al pesce da allevamento. Migliaia di pescatori sono stati costretti ad abbandonare l’attività ittica.
“Tale restrizione contro i palestinesi di Gaza che devono garantire un sostentamento alle proprie famiglie non è altro che una punizione collettiva in senso stretto”, sostiene Amani Sinwar, portavoce di Euro-Mid.
“Erroneamente, molti internazionali credono che Israele si sia ritirato da Gaza nel 2005, quando evacuò i prorpi coloni . La persistenza di queste pratiche sono la prova evidente di come Israele continui a strangolare Gaza con l’occupazione e il blocco in violazione alla legge internazionale e alla Convenzione Onu sul Diritto del mare. E’ giunto il tempo che Onu e organi mondiali perseguano Israele per tali responsabilità”.
Il rapporto di 30 pagine è disponibile sil sito di Euro-Mid. Nel documento si possono trovare dettagli sulle violazioni commesse da Israele contro i pescatori palestinesi, gli attacchi alle loro barche, la minaccia alle loro vite e gli arresti arbitrari.
* Organizzazione per i Diritti Umani con sedi a Ginevra, Giordania e Territori palestinesi occupati.