Report sulla XVI Conferenza dei Palestinesi d’Europa

Milano-InfoPal. Di Angela Lano. Importanti messaggi nazionali palestinesi sono stati lanciati dalla XVI Conferenza dei Palestinesi d’Europa, che si è svolta domenica 29 aprile, a Milano Assago, e che ha visto la partecipazione di circa 5000 cittadini palestinesi europei e ospiti da tutti i continenti.

Si tratta di un appuntamento annuale europeo, che quest’anno ha visto come anfitrione la città di Milano, organizzato dalla Palestinians in Europe Conference (Conferenza dei Palestinesi in Europa) e dal Palestinian Return Centre e dall’API – Associazione dei Palestinesi in Italia.

Molti i politici italiani e i media nazionali e internazionali presenti. Folta anche la partecipazione di famiglie e giovani palestinesi e arabi.

«Siamo orgogliosi di questo evento – ha raccontato a InfoPal Majed al-Zeer, presidente della Palestinians in Europe Conference -, della partecipazione di così tanti palestinesi e del loro essere radicati alla patria. Hanno mantenuto le radici in Palestina. Domenica, a Milano, sono stati lanciati forti messaggi di coinvolgimento nella Questione Palestinese e di attaccamento alle nostre origini e radici, nonostante i 70 anni dalla Nakba.

«La Conferenza è stata un’opportunità per lanciare anche il messaggio dell’unità tra la comunità palestinese in Europa, al di là delle differenze sociali, religiose, sociali, di genere e età: la Palestina era lì, protagonista, come un ombrello sotto il quale tutti si riunivano.

«E’ emersa decisamente anche l’identità europeo-palestinese delle comunità palestinesi della Diaspora, ben integrate nelle società europee, ecco perché l’italiano è stata una delle lingue principali della Conferenza, insieme all’arabo e all’inglese. In parallelo, tra l’altro, si sono svolti anche incontri in italiano e tutti gli interventi sono stati tradotti in italiano e in inglese.

«Dall’evento è emerso un messaggio forte di sostegno alla Palestina sotto occupazione che ha dato un’indicazione di unità per tutti i Palestinesi dovunque si trovino a vivere.

«Moltitudini di Palestinesi sono arrivati da tutta Europa e alcuni hanno viaggiato anche per 8 ore, in autobus, per poter partecipare. Questo significa che credono in queste attività e nelle opportunità che prevedono.

«L’Italia, come Paese ospite della conferenza, si è dimostrato libero e accogliente: abbiamo sentito il sostegno del popolo italiano alla nostra Causa. La comunità palestinese in Italia è ben organizzata e ne abbiamo apprezzato l’ospitalità. Consideriamo pertanto un successo questo evento».

Positiva anche la valutazione di Mohammad Hannoun, presidente API:

«C’è stata una grande partecipazione alla Conferenza. Abbiamo trattato quasi tutte le tematiche politiche importanti: 1) diritto al Ritorno; 2) Striscia di Gaza, embargo israelo-internazionale e situazione sanitaria e umanitaria; 3) crisi dell’UNRWA e sua ricaduta sui rifugiati (si tratta dei metà dei Palestinesi); 4) prigionieri palestinesi, introdotta dalla testimonianza della signora Farehan Farrah, madre di Shadi, imprigionato da Israele all’età di 12 anni; 5) Questione del Consiglio nazionale palestinese in discussione lunedì 30 aprile a Ramallah, che rappresenta un “no” secco all’unità nazionale palestinese, un “sì” all’esclusione delle maggiori forze palestinesi, nonostante gli appelli lanciati da tutte le fazioni palestinesi, compresa Fatah, di allargare la partecipazione nel Consiglio invitando tutti i partiti/movimenti politici a una rappresentazione più ampia. Il presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas ha invece legalizzato la divisione di tutte le forze politiche e ciò significa una volontà di liquidare il CNP e l’OLP.

«La Questione di Gerusalemme è stata molto presente nella Conferenza. Tra pochi giorni è infatti previsto lo spostamento dell’ambasciata USA. Abbiamo detto che siamo contrari e stiamo valutando come agire. Si tratta di un chiaro progetto di ebraicizzazione della Città Santa. Ciò significa più privazioni per i Palestinesi e restrizioni all’accesso ai loro luoghi santi e un processo di colonizzazione e scomparsa della realtà araba a Gerusalemme.

«La Conferenza ha avuto anche una considerevole presenza italiana: sono arrivate delegazioni da tutte le regioni. Molto importante è stata la presenza delle bandiere italiana, palestinese, dell’Unione Europea e di altri stati europei.

«Si è trattato di un evento molto rappresentativo e significativo, durante il quale i Palestinesi della Diaspora hanno trasmesso il loro messaggio sull’inalienabile diritto al Ritorno».

I Palestinesi riuniti domenica hanno ribadito il loro forte legame con la Palestina e la sua Causa nazionale, ha sottolineato Osama Abuishaid, direttore dell’American Muslims for Palestina: «Questa è la nostra forza. Non abbiamo dimenticato la nostra identità e determinazione a ottenere il riconoscimento dei nostri diritti. Dalla Conferenza sono emersi anche altri elementi: l’amministrazione Trump, attraverso la dichiarazione su Gerusalemme e il trasferimento dell’ambasciata USA ha ormai finalizzato il progetto di eliminazione di ciò che rimane della Palestina storica, e Gerusalemme è il “gate”, il portale per realizzare tutto ciò. Pertanto, come Palestinesi della Diaspora abbiamo inviato un forte messaggio: i Palestinesi in Palestina e quelli all’estero rigettano ogni proposta che ostacoli i diritti nazionali. Libertà e giustizia sono temi non negoziabili.

«Un altro messaggio importante che abbiamo lanciato è alla leadership palestinese (ANP e OLP): i Palestinesi non li ritengono veri leader e rappresentanti. Non sono stati eletti e non hanno il diritto di prendere decisioni e di parlare per i Palestinesi – né per quelli in patria né per quelli nella Diaspora.

«Infine, un messaggio è stato rivolto ai Palestinesi, nostri connazionali: continueremo, come Diaspora, nella lotta per tutti loro e a tutti i livelli – politico, mediatico, diplomatico – per sollevare la loro sofferenza e per servire i progetti nazionali e raggiungere la libertà per la nostra terra».

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