Ramallah – WAFA. Giovedì, il Sada Social Center, specializzato nella protezione delle narrazioni palestinesi sulle piattaforme dei social media, ha affermato di aver documentato 50 violazioni digitali a ottobre.
Sada Social ha dichiarato in un comunicato stampa che la maggior parte delle violazioni, avvenute nel mese di ottobre, riguardava la soppressione dei contenuti palestinesi e la rimozione completa di alcune pagine sulle piattaforme dei social media, tra cui Facebook, Twitter, Instagram e Tiktok.
La restrizione includeva media e pagine di notizie, come Erm News. Il centro è stato in grado di annullare le restrizioni sul suo account Facebook, ma il blocco è rimasto su Instagram. Anche la pagina Mitras ha ricevuto un divieto di pubblicare ed è stata minacciata di chiusura. Invece, alla pagina Ultra Palestine è stato impedito di pubblicare annunci sponsorizzati. Molte altre pagine di agenzie stampa sono state bloccate su varie piattaforme di social media.
Il centro ha monitorato le informazioni che mostrano che Facebook ha commesso altre violazioni, tra cui l’imposizione di restrizioni non autorizzate agli account degli attivisti palestinesi, tra cui quello dell’attivista Mohammed al-Kurd, i cui contenuti sono stati limitati su Facebook e Instagram, oltre ad altre restrizioni che hanno interessato i contenuti palestinesi durante l’offensiva israeliana su Gaza, avvenuta a maggio.
Inoltre, le amministrazioni delle piattaforme hanno continuato la politica aggressiva contro i contenuti palestinesi relativi ai prigionieri, poiché l’amministrazione di Tik Tok ha vietato i video. I video contenevano il nome e le immagini dei prigionieri palestinesi, comprese le immagini del detenuto Zakaria al-Zubaidi, uno dei sei evasi e riarrestati della prigione di massima sicurezza israeliana di Gilboa, il 6 settembre, classificando tutto come materiali “pericolosi e terroristici”.
Il centro, insieme a molte istituzioni interessate ai diritti digitali e a quelle che rifiutano gli usi aggressivi delle tecnologie digitali, hanno fatto un invito per sostenere l’appello lanciato da 400 dipendenti di Amazon e Google per protestare contro le due società, che vendono tecnologie e servizi digitali all’esercito israeliano, contribuendo così con l’oppressione del popolo palestinese.
Sada Social ha inoltre lanciato, nel mese di ottobre – mese della sicurezza cibernetica – una campagna volta a sensibilizzare sull’importanza dei metodi di protezione digitale e aumentare la consapevolezza delle minacce alla sicurezza informatica in tutto il mondo, spiegando la necessità di comunicare con il centro e le autorità competenti in caso di qualsiasi violazione delle informazioni.
Questo mese ha visto Facebook scusarsi per aver vietato l’hashtag “al-Aqsa” durante la “battaglia di Safi al-Quds”. Secondo la giustificazione usata da Facebook, i suoi algoritmi hanno calcolato male e fatto confusione tra la moschea di al-Aqsa, terzo sito più sacro dell’Islam, e le Brigate dei martiri di al-Aqsa, l’ala militare di Fatah.