Shaykh Salah vince il ricorso in appello in UK contro l’ordine di espulsione

Shaykh Salah vince il ricorso in appello in UK contro l’ordine di espulsione

Londra – Memo, InfoPal. Shaykh Ra’ed Salah ha vinto sabato scorso l’appello contro la decisione di espulsione del governo britannico. A più di due mesi dall’ultimo round di udienze, il vice presidente dell’Alto tribunale per l’immigrazione britannico ha affermato che “la decisione del Segretario di Stato per gli Affari interni, Theresa May, non dimostra ragionevolezza” dunque il ricorso in appello presentato da Shaykh Salah è da considerarsi accolto su tutti i gradi di giudizio.

Il giudice Ockelton ha affermato che Theresa May “è stata deviata” nella formulazione dell’accusa esposta e che “le sue accuse si basavano su fatti fuorviati”. “Non esiste prova del fatto che il pericolo percepito da Theresa May, esista altrove, in altri paesi e, allo stesso modo, non esiste prova della condivisione di tali preoccupazioni da parte dello Stato di Israele”.

Shaykh Salah, cittadino di Israele, era arrivato nel Regno Unito nel giugno 2011 in un tour che sarebbe dovuto durare 10 giorni nei quali il leader palestinese sarebbe dovuto intervenire anche al Parlamento di Westminster. La sua visita era stata ampiamente pubblicizzata nessuno, fino ad allora, tra ufficiali di sicurezza, Agenzia di frontiera britannica o ministero dell’Interno avevano sollevato obiezioni.

A due giorni dal suo ingresso nel paese, intervenne il ministero dell’Interno emettendo un ordine di espulsione nei confronti di Shaykh Salah. Tra l’altro, mai nessuna copia di quell’ordine è stata consegnata ai suoi legali, né nel Regno Unito né in Israele.

Il leader palestinese fu arrestato nell’hotel dove soggiornava a Londra. Dopo un periodo in custodia, fu confinato agli arresti domiciliari nel Regno Unito con l’obbligo di presentarsi ogni giorno presso la stazione di polizia del posto insieme al divieto di intervenire in pubblico.

E’ chiaro che il ministero dell’Interno britannico ha dapprima agito su richiesta del Community Security Trust (comunità ebraica nel Regno Unito), per poi avviare il procedimento legale conclusosi sabato 7 aprile, con il verdetto emesso dal giudice Ockelton, una sorta di umiliazione per il governo britannico.

La sudditanza dimostrata da Theresa May verso i gruppi filo-sionisti del Paese, rei di aver consegnato la “prova” che ha fornito la base all’accusa sollevata contro Shaykh Salah, è stata totalmente screditata dal giudice.

Nel dare un giudizio alla sentenza, Daoud ‘Abdallah, direttore dell’agenzia d’informazione MEMO, su invito della quale Shaykh Salah era in visita nel paese quando fu arrestato, parla di “affermazione della libertà d’espressione e del diritto dei palestinesi a raccontare l’ingiustizia nella propria patria e all’estero”.

“Il giudice Ockelton ha ribadito che ‘la libertà d’espressione è garanzia di una tutela più ampia’. Shaykh Ra’ed Salah è un critico genuino delle politiche discriminatorie del governo di Israele nel Paese e nei Territori palestinesi occupati, ed è rilevante che un ufficiale giudiziario (il giudice Ockelton) abbia individuato nell’accusa mossa da Theresa May, l’effetto della propaganda, propriamente della deviazione operata da gruppi di pressione sionisti nel Regno Unito”.

Ora Shaykh Salah potrà tornare nella sua patria, nella Palestina sotto il governo d’occupazione di Israele, portando con sé un premio, quello della giustizia del sistema britannico, e ritorna senza macchia sulla sua persona, né sul suo nome.

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