Cisgiordania – InfoPal. Arresti. Questa mattina, i soldati israeliani hanno invaso diverse aree della Cisgiordania occupata e hanno arrestato quattro palestinesi, tre dei quali ad al-Khalil (Hebron). Due sono fratelli.
Fonti locali denunciano altre perquisizioni condotte dagli israeliani altrove ai danni di proprietà private palestinesi.
Ieri mattina, 9 aprile, le forze d’occupazione israeliane hanno invaso Hebron, arrestando 6 cittadini palestinesi, quattro dei quali sono stati fermati e sequestrati presso il posto di blocco militare all’ingresso di Halhoul (Hebron Nord). Qui sono stati sequestrati anche un 12enne palestinese e il cittadino Diab ash-Sharbati, la cui abitazione è stata presa d’assalto, perquisita e devastata dai militari israeliani poco dopo l’arresto dell’uomo.
Domenica 8 aprile: 6 palestinesi sono stati arrestati in Cisgiordania. Del dato fanno parte 4 giovani tra i 24 e i 28 anni sequestrati a Qalqiliya (Cisgiordania Nord) con il pretesto di detenzioni di armi.
A Hebron, inoltre, gli israeliani hanno arrestato Mohammed Jibriyl, agricoltore di 55 anni che stava contestando la confisca forzata della propria terra a Yatta (Hebron Sud) ad opera di coloni israeliani.
Domenica è stata una giornata di invasioni e perquisizioni a tappeto nei villaggi della provincia di Hebron: Halhoul Yatta, Seir, Adhna, Beit Kamel, serrate totalmente dai checkpoint che hanno impedito la circolazione a mezzi e persone palestinesi.
Nella stessa giornata, i militari di Israele hanno abbattuto il tetto della casa di ‘Adel Shweiki conducendo poi l’uomo in un postazione militare.
Nella stessa provincia, tre attivisti, un 20enne statunitense di origne palestinese, un italiano e una ragazza inglese di 30 anni, tutti dell’International Solidarity Movemente (Ism) sono stati arrestati dagli israeliani. Gli attivisti stavano impedendo ai militari di chiudere l’accesso al centro cittadino ai residenti palestinesi. I militari stavano scortando i coloni israeliani verso una zona archeologica, dove ad attenderli c’erano i tre attivisti.
Nella serata di domenica, i militari d’occupazione hanno invaso il villaggio di Nabi Saleh (Ramallah), i ragazzi palestinesi sono scesi in strada per respingerli fuori dal proprio villaggio. I soldati hanno assaltato e perquisito l’abitazione di Bilal at-Tamimi, fotografo e attivista della resistenza non-violenta palestinese.
“Giustizia” israeliana. Zamil Mohamemd Anwar Mona, giornalista di Quds Press resta in detenzione israeliana. Prelevato dalla sua abitazione a Nablus il 3 aprile scorso, per la liberazione di Anwar Mona si sono esposti numerosi enti inetrnazionali per i Diritti Umani. Il giornalista è stato trasferito dal centro di Hawara (periferia di Nablus) verso il carcere di Megiddo.
Arresti domiciliari prorogati per la seconda volta, per ‘Abdel Latif Gaith, attivista per i diritti umani e giornalista di 70 anni, tra i fondatori della organizzazione Addameer. Anche quest’estensione sarà di sei mesi.
Condanna a 13 anni di carcere per Muhannad Mohammed al-‘Azza (36 anni) dal campo profughi di al-‘Aza (Betlemme) accusato di aver attentato, due anni fa, a un’auto di coloni israeliani lungo la strada che conduce ad al-Walaja, villaggio palestinese nella provincia di Betlemme.
Fatah condanna il verdetto israeliano e lo colloca negli arresti a sfondo politico. Al-‘Aza, infatti, è stato responsabile delle relazioni internazionali del Movimento palestinese e insegnante in una scuola Unrwa nel campo profughi di Deheisha.
Dalle prigioni dell’occupazione. Attualmente 14 detenuti palestinesi sono impegnati nello sciopero della fame a oltranza contro la propria detenzione amministrativa (senz’accusa e prorogabile a oltranza, ndr).
Anche tre cittadini egiziani stanno scioperando: Fawzi Sawarka, Farih Barikaat, condannati a 10 anni e Mohammed as-Saiyd, a 13 anni, detenuti a Nafhah.
Il detenuto palestinese Bilal Diab è al 44° giorno di sciopero della fame, oggi. Insieme a Diab, Israele vieta agli avvocati di incontrare anche i detenuti Ja’far ‘Ezz id-Din e Ta’er Halahla. Il legale della Società dei prigionieri Ra’ed al-Mahamid sostiene che “con tali comportamenti, Israele crede di riuscire di mascherare alla parte palestinese e agli enti internazionali per i Diritti Umani l’illegalità della detenzione amministrativa, oggi imposta a 309 detenuti palestinesi sui circa 5mila ancora nelle prigioni dell’occupazione”.
Domenica scorsa è stato rilasciato Fu’ad Khuffash, direttore di Ahrar, impegnato in uno sciopero della fame da tre settimane contro la detenzione amministrativa impostagli da Israele e, ultimanente, motivato anche dalla solidarietà ad Ahmed al-Hajj, anziano deputato palestinese (72 anni), oggi al 27° giorno di sciopero della fame, anch’egli contro l’illegalità della detenzione amministrativa.
La testimoninza di Khuffash fa emergere un “grave peggioramento della condizione dei detenuti palestinesi” e pone l’enfasi sulla rilevanza degli scioperi della fame come azione di protesta.
Da Nafha giunge la notizia dell’isolamento di 4 detenuti palestinesi del Jihad Islamico, come forma di punizione per l’accoltellamento di una guardia carceraria israeliana. I detenuti in questione sono: Hussam Mohammed Matar di Gerusalemme, Khalil Mohammed ‘Awawda di Hebron, Mohammed Ahmed at-Tawil di Rafah e Zakariya Ahmed Muslim di Nablus.
Sabato scorso, l’ennesima irruzione di agenti e militari israeliani è stata condotta nelle celle di Eishel, prigione nota anche come Dror. Dieci detenuti palestinesi sono stati feriti.