Gaza – InfoPal. “Morire in un tunnel della sopravvivenza” può sembrare un ossimoro, un gioco di parole, una contraddizione semantica, ma è invece la cruda realtà di Gaza denunciata dal Centro per i diritti umani “Al-Mizan”.
Il numero delle vittime dei tunnel della “sopravvivenza”, che collegano la Striscia di Gaza all'Egitto, è infatti salito a 200, dal 2006 ad oggi.
L'organizzazione ha aggiunto che 17 persone sono morte nel 2011, e che tra le 200 vittime ci sono anche 10 bambini.
In un rapporto stilato dal Centro emerge che 20 dei 200 sono morti a causa dei bombardamenti israeliani contro le aree dove si trovano le gallerie, e che il numero dei feriti è arrivato a 583, di cui 40 nel 2011.
Il centro ha rinnovato la propria forte condanna nei confronti dell'embargo israeliano imposto sulla Striscia di Gaza, ribadendo che il continuo assedio e le conseguenze catastrofiche che ha provocato hanno avuto un ruolo centrale nel rafforzare la disoccupazione e la povertà. Tali fenomeni hanno spinto i palestinesi a scavare tunnel come alternativa ai valichi chiusi, e hanno costretto molti disoccupati a lavorarvi per sopravvivere.
Il centro ha chiesto alla comunità internazionale di adempiere ai propri doveri legali e morali e adottare misure efficaci per porre fine all'assedio imposto sulla Striscia di Gaza, e lavorare per garantire i diritti dei palestinesi.
Nella zona di Rafah, a sud di Gaza, alla frontiera tra Egitto e Palestina, ci sono centinaia di tunnel sotterranei nei quali lavorano migliaia di palestinesi, impiegati sia nella costruzione stessa delle gallerie sia nel trasporto delle merci dall'Egitto alla Striscia assediata.