Vice di Haniyah: contatti mai interrotti con gli egiziani. Valico di Rafah riaprirà presto

maan tunnelBetlemme-Ma’an. Nonostante la chiusura del valico di Rafah per mano dell’esercito egiziano, e la demolizione di decine di tunnel sotterranei che rappresentavano un’arteria vitale per Gaza, Ziad Zaza, vice primo ministro di Gaza, ha rifiutato di definirlo, un nuovo assedio che si aggiunge a quello israeliano, imposto sulla Striscia di Gaza da quasi sette anni.

In un’intervista rilasciata a Ma’an, Zaza ha dichiarato: “Gaza soffre a causa di un singolo assedio, politico ed economico, imposto dall’occupazione, con benedizione statunitense. Non si tratta di due assedi”. Ha aggiunto che “i tunnel rappresentano la via di salvezza per la Striscia di Gaza, in virtù del rifiuto egiziano di aprire il valico di Rafah in modo permanente, e trasformarlo nell’unica porta economica di Gaza verso l’esterno”.

Il vice di Haniyah ha riferito che i contatti con gli egiziani non si sono mai interrotti, sottolineando che l’Egitto ha assicurato che riaprirà il valico di Rafah. Ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto delle rassicurazioni da parte egiziana circa la riapertura e il ritorno alla normalità del valico di Rafah”.

Zaza ha riconosciuto che la chiusura dei tunnel sotterranei ha influito molto sulla circolazione delle merci in entrata nella Striscia di Gaza. Allo stesso tempo, egli ha affermato che le materie che passano attraverso i valichi con Israele non sono sufficienti.

Il vice primo ministro di Gaza ha negato che il suo governo abbia un controllo qualsiasi sulle gallerie sotterranee, spiegando che esso “controlla ciò che entra nei tunnel situati all’interno dei territori palestinesi, mentre altri tunnel si trovano in territori controllati da Israele”.

Ha anche affermato di non essere a conoscenza del numero dei tunnel, sottolineando, comunque, che il loro numero è largamente inferiore ai 1200.

Dal 4 luglio, le forze armate egiziane proseguono nella loro campagna di demolizione dei tunnel sparsi lungo il confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, in particolare, quelli adibiti al trasporto di carburante, materiali da costruzione e prodotti di base, oltre a quelli destinati al movimento delle persone.