Cresce la possibilità della pulizia etnica dei palestinesi a Gaza verso il Sinai

Gaza – MEMO. Un recente articolo del Jerusalem Post ha suscitato preoccupazioni e critiche per la sua proposta di trasferire i palestinesi da Gaza alla penisola del Sinai. L’articolo suggerisce che la penisola del Sinai potrebbe offrire una soluzione per la popolazione di Gaza, citando le sue caratteristiche geografiche e le sue infrastrutture.

Il piano non è nuovo. A ottobre è stato scoperto un documento compilato dall’intelligence israeliana contenente la proposta di trasferire i residenti della Striscia di Gaza nel Sinai dopo che Hamas sarà rovesciato nell’enclave.

I critici sostengono che il piano proposto solleva gravi questioni etiche e umanitarie, etichettandolo come razzista e suprematista. L’articolo suggerisce un reinsediamento su larga scala dei gazawi nel Sinai, una mossa che è stata criticata per il suo potenziale disprezzo dei diritti, dei desideri e dell’autonomia della popolazione palestinese.

L’articolo sottolinea le sfide a Gaza, tra cui i danni della campagna genocida di Israele nell’enclave assediata e la necessità di un ampio sforzo di ricostruzione. Suggerisce che la sfida umanitaria unica di costruire un futuro migliore per la popolazione di Gaza potrebbe essere affrontata trasferendola nella penisola del Sinai.

L’articolo è stato ampiamente condannato.

“Il Jerusalem Post, diretto da @AviMayer, sostiene apertamente la pulizia etnica di Gaza. Questo è il punto in cui ci troviamo ora”, ha dichiarato il conduttore di MSNBC Mehdi Hasan condividendo l’articolo.

Altri hanno criticato il pezzo perché sostiene la pulizia etnica.

L’espulsione di una popolazione in un altro territorio semplicemente perché di razza o cultura diversa è stata a lungo una pratica delle ideologie politiche fondate sul razzismo. Il fascismo tedesco, ad esempio, aveva un piano a lungo termine per espellere gli ebrei dalla Germania prima che si verificasse l’Olocausto.

I nazisti attuarono anche diverse politiche antiebraiche fin dai primi anni del loro governo, e queste misure si intensificarono nel tempo fino all’uccisione di sei milioni di ebrei. Il culmine di questa politica fu la “Soluzione Finale”, che mirava allo sterminio sistematico del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le misure iniziali comprendevano le Leggi di Norimberga del 1935, che privavano gli ebrei della cittadinanza tedesca e proibivano loro di sposarsi o avere relazioni sessuali con non ebrei. Successivamente, il regime attuò politiche come la Notte dei cristalli (Kristallnacht) del 1938, durante la quale furono vandalizzate e distrutte aziende, case e sinagoghe di proprietà di ebrei. Migliaia di ebrei furono arrestati e molti furono uccisi o inviati nei campi di concentramento.

Il Piano Madagascar, proposto alla fine degli anni ’30, fu un’altra delle prime idee per l’espulsione degli ebrei. Il piano prevedeva la deportazione della popolazione ebraica sull’isola di Madagascar, ma non fu mai attuato per varie ragioni logistiche e geopolitiche.

Con il progredire della guerra, soprattutto dopo l’invasione dell’Unione Sovietica nel 1941, la leadership nazista passò dall’espulsione all’omicidio sistematico di massa degli ebrei. Questa transizione segnò l’inizio dell’Olocausto, con campi di sterminio come Auschwitz, Sobibor e Treblinka che giocarono un ruolo centrale nel genocidio.

Con un sostegno quasi inesistente alla soluzione dei due Stati in Israele, lo Stato d’occupazione ha esaurito le opzioni per affrontare quello che chiama “il problema di Gaza”. Uno Stato palestinese sovrano e vitale era ampiamente visto come la via d’uscita di Israele dall’apartheid.

Con la chiusura di tutte le strade per una soluzione a due Stati, la possibilità incombente di deportazioni di massa e altri gravi crimini contro l’umanità “cresce”, secondo il consulente senior di diritto e politica umanitaria Itay Epshtain. “Questa prospettiva allarmante fa seguito alle recenti notizie diffuse dai media e alle dichiarazioni esplicite di funzionari israeliani che approvano tali deportazioni senza una ragionevole giustificazione, un’adeguata sistemazione in luoghi di rifugio o garanzie di ritorno alle proprie case una volta terminate le ostilità”, ha dichiarato Epshtain su X.

(Foto: [Ashraf Amra/Anadolu Agency]).

Traduzione per InfoPal di F.H.L.