Crisi economica dell’Anp: Abbas spende sei milioni di dollari al mese

Crisi economica dell’Anp: Abbas spende sei milioni di dollari al mese

Al-Khalil (Hebron) – InfoPal. Un economista palestinese ha spiegato che una delle cause principali dell’aumento dei prezzi nei territori occupati della Cisgiordania sono le spese dei dirigenti dell’Autorità palestinese.

Egli ha citato il bilancio economico dell’Autorità e dei suoi ministeri, e ha indicato alcuni rapporti pubblicati dalla Commissione di Integrità.

Nel corso di un seminario economico tenutosi di recente nella città di Hebron, in Cisgiordania, organizzato da Hizb al-Tahrir (Partito della liberazione), l‘economista Youssef al-Qazzaz ha affermato che “nel 2011, l’Anp ha destinato ai servizi di sicurezza una cifra pari al 32 per cento della spesa totale: circa 3,3 miliardi di shekel (quasi 800 milioni di euro)”, sottolineando che la Cina spende per lo stesso settore il 6,5 per cento del proprio bilancio, e la Giordania, per la sicurezza e la difesa insieme, il 28 per cento”.

Al-Qazzaz, un uomo d’affari che ha conseguito un master in economia, ha presentato dei dati che hanno sorpreso il pubblico presente al seminario – tutti professionisti e commercianti. Egli ha illustrato che le spese dell’Ufficio del presidente Mahmoud Abbas hanno raggiunto nel 2011 la cifra esorbitante di 279.130 milioni di shekel (70 milioni di euro): circa 23.260 milioni di shekel al mese.

Mentre le spese del ministero degli Affari esteri nello stesso anno hanno raggiunto i 212 milioni di shekel (circa 53 milioni di dollari), di cui 112 milioni di shekel sotto forma di stipendi e 100 milioni per le altre spese.

Egli ha affermato che “un quinto degli alti dirigenti dell’Anp percepisce la metà dei salari destinati ai dipendenti pubblici, cioè il 20 per cento dei dirigenti si aggiudica il 50 per cento degli stipendi”.

Al-Qazzaz ha aggiunto che le politiche economiche dell’Anp “vanno considerate un’altra causa dell’aumento dei prezzi. Di fatto l’Anp basa il proprio bilancio economico sui fondi dei donatori politici, non dedica alcuna forma di sostegno al settore agricolo o industriale, e spalanca le porte all’importazione dei generi di consumo. Ciò si aggiunge alla mancanza di piani di sviluppo per l’agricoltura e l’industria, l’alto tasso di pensionamento anticipato dei dipendenti pubblici, e l’elevato debito pubblico, arrivato ormai al limite, con il conseguente alto tasso di interessi.

Tutti questi fattori hanno reso i territori palestinesi amministrati dall’Anp, un ambiente poco appetibile per gli investitori, compresi quelli palestinesi. Una tesi per un Master all’università di Gerusalemme ha dimostrato che gli investimenti palestinesi in Israele, e negli insediamenti hanno raggiunto i quattro miliardi di dollari.

La corruzione, afferma l’economista, è un’ulteriore causa della crisi economica palestinese, e ha citato un rapporto preparato nel 2011 dal centro “Coalizione per l’Integrità”, che sottolinea come “lo spreco di denaro pubblico è una delle forme più rilevanti di corruzione, che, insieme al nepotismo e al clientelismo, rappresentano una piaga per la Palestina. Il Tribunale anticorruzione, sin dalla sua istituzione e fino alla data di redazione del rapporto, ha pronunciato solo tre sentenze in merito”.

Al-Qazzaz ha sintetizzato il suo discorso affermando: “L’equazione è semplice:  imposte elevate aggiunte a spese elevate, politiche economiche sterili e la corruzione dilagante, il risultato sarà sicuramente, il cittadino che emigra.

“L’Anp impone delle tasse commisurate al livello di reddito pro-capite israeliano, nonostante quest’ultimo equivalga a venti volte il livello di reddito dei palestinesi. Essa spende come se fosse uno stato pienamente sovrano, caricando questi costi elevati sulle spalle delle persone che vivono sotto occupazione“.

Egli ha osservato che l’Autorità palestinese fu il risultato dell’accordo di Oslo e gli accordi successivi, e che la Convenzione di Parigi controlla di fatto l’economia della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. L’Anp non ha alcun controllo sulla terra, l’acqua o le risorse naturali palestinesi, essa si limita ad amministrare i cittadini, mentre le forze di occupazione hanno il controllo assoluto sui valichi di frontiera: nulla può entrare o uscire senza il loro consenso. Gli accordi di Oslo e Parigi non porteranno all’indipendenza politica, e neanche economica.