Detenuti in sciopero: aggiornamento dalle prigioni dell’occupazione israeliana

Detenuti in sciopero: aggiornamento dalle prigioni dell’occupazione israeliana

Cisgiordania occupata – InfoPal. Oggi è il 23° giorno di sciopero della fame per il Movimento dei detenuti palestinesi nelle prigioni dell’occupazione israeliana. Ma qualcuno tra i detenuti sta scioperando da quasi due mesi, qualcun’altro da più di 70 giorni.

Si aggravano di giorno in giorno le condizioni di salute di Ja’far ‘Ezz id-Din e Mahmoud Sarsak, rispettivamente al 48° e al 47° giorno di sciopero della fame. Entrambi sono ricoverati nella clinica della prigione israeliana di Ramle.

Preoccupa anche la salute del deputato palestinese Mohammed Abu Ejhesha, oggi trasferito nel carcere di Nafha.

‘Giustizia israeliana’. Un tribunale israeliano ha esteso la detenzione amministrativa (senz’accusa e prorogabile a oltranza, ndr) nei confronti di 10 prigionieri palestinesi: ‘Awdallah Eshtiya, Mohammed Rayyan, ex detenuti, arrestati poco dopo il rilascio. Entrambi resteranno in una prigione israeliana ancora per 4 mesi.
Di sei mesi è, invece, la proroga della detenzione di Hassan Yousef, Dirar Tanish, ‘Andel Karim Ja’afra, Sami Hussain.
‘Abdallah Sa’fain, Mohammed Hassuna e Fathi al-Julani resteranno in carcere per periodi variabili dai due a sei mesi.

Gli scioperi più lunghi. Cresce l’apprensione per le sorti di Bilal Dhiab e Tha’er Halalha, detenuti in sciopero della fame da oltre 70 giorni.

L’appello per la loro liberazione giunge dal fratello di Dhiab, Bassam e da Fu’ad, fratello di Hassan as-Safadi, detenuto al 60° giorno di sciopero della fame. La popolazione palestinese è stata chiamata a rivoltarsi con azioni di disobbedienza civile contro l’oltraggio israeliano sulla vita dei detenuti. Alle loro preoccupazioni si unisce anche l’organizzazione Friends of Humanity.

Detenuti in isolamento. Il leader di ‘Ezz id-Din al-Qassam ala militare di Hamas, ‘Abdallah al-Barghouthi informa dalla prigione di Ramle, dove sta scontando in isolamento 67 ergastoli e 2.500 anni di prigione: “I detenuti in isolamento si rifiutano di incontrare qualunque esponente dell’amministrazione carceraria fino a che non giungeranno segnali certi, fino a quando, cioè, le nostre richeste non saranno accolte”.

Nuove adesioni allo sciopero. Dal carcere israeliano di Hadarim giunge la notizia: “La leadership del Movimento dei prigionieri di Hamdarim aderisce da oggi allo sciopero a oltranza. L’impossibilità di farlo è stata, fino ad oggi, causata dalla mancanza di comunicazione e coordinamento con la leadership nel resto dei penitenziari israeliani”. Israele, infatti, sta operando interventi repressivi e umilianti (soprattutto con i trasferimenti e con la commistione nelle celle tra detenuti), proprio con l’intento di dividere, e indebolire il coordinamento e l’unità tra i prigionieri palestinesi.

Iniziative. In Turchia, la comunità palestinese ha dedicato la partita di calcio alla “libertà dei prigionieri palestinesi”.

Sul blog, intanto, impazza la solidarietà tra i palestinesi sparsi nel mondo, in Palestina, e numerose persone solidali, con un’eco particolare tra i palestinesi che vivono in Giordania, Egitto e Arabia Saudita. Foto, locandine e loghi in sostegno ai detenuti in sciopero si stanno diffondendo in queste settimane sui social network.
Da Kafr Kana, (Israele/Territori palestinesi occupati nel’48, ndr), i palestinesi hanno lanciato una campagna del “dovere nazionale”.

In Palestina, ieri numerosi giovani hanno bloccato la sede delle Nazioni Unite a Ramallah, mentre stamattina è stato il turno della sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Icrc), ad al-Bireh (Ramallah). Agli impiegati è stato impedito di entrare negli uffici.