Haniyah: le minacce israeliane non ci faranno desistere.

Dal nostro corrispondente.

 

Il primo ministro Ismail Haniyah ha dichiarato che le minacce israeliane ai dirigenti del governo palestinese non riusciranno a ottenere rinunce politiche, precisando che "Israele ha voltato le spalle a ogni richiamo internazionale colpendo i bambini, le case e le auto, ecc". “Non sono una novità per noi e per il nostro popolo: siamo tutti nel mirino – ha spiegato -. I nostri bambini sono stati uccisi dall’aviazione israeliana e uomini e donne vengono ammazzati dentro le case. Questo indica che l’obiettivo è ogni singolo palestinese”.

Il primo ministro ha espresso la propria meraviglia per la continua e crescente pressione militare israeliana nei territori palestinesi, spiegando che con la sua insistenza e continuità nel massacrare la popolazione, Israele si pone contro ogni ragione e logica. 

Haniyah ha confermato l’interesse del governo che la zona possa vivere in pace e in sicurezza, precisando che sono gli israeliani ad aumentare la tensione nella zona. “Noi abbiamo confermato il nostro interesse per la calma e la stabilità nell’area ma per ottenere ciò la controparte israeliana deve fermare il continuo bombardamento sui civili”.

 

La sofferenza del valico di Rafah

Haniyah ha chiesto di porre termine alla “nuova sofferenza umanitaria” presente al valico di Rafah, precisando che "è importante che il valico riprenda le proprie funzioni perché non è accettabile per noi e per il popolo palestinese la chiusura dell’unica via di uscita dalla Striscia di Gaza verso il mondo esterno”.

Il premier si è meravigliato delle scuse avanzate dagli europei: “Sono giustificazioni inventate per esercitare altre pressioni sul popolo palestinese e per fermare i contatti con il mondo esterno”. E ha sottolineato che "la chiusura è dovuta alla volontà israeliana e che anziani, malati e bambini sono tra i più colpiti, e che nessuno si muove per far finire la loro sofferenza".

Gli osservatori europei presso il valico di Rafah avevano lasciato le loro postazioni di lavoro la mattina del 21 giugno, con la giustificazione offerta loro dalla sicurezza israeliana, secondo cui la loro presenza li avrebbe posti in una condizione di pericolo per la loro incolumità.

Commentando poi l’accordo raggiunto attraverso il dialogo nazionale palestinese, il primo ministro ha spiegato che "non esistono cambiamenti drammatici nelle posizioni delle forze e delle fazioni palestinesi, Hamas compreso".

E ha sottolineato che tutti stanno cercando punti comuni che garantiscano l’unità del popolo palestinese.

 

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