Israele accusata di genocidio dal Sud Africa: concluse le udienze davanti alla Corte internazionale di Giustizia

InfoPal. Di Chiara Parisi. Il 12 gennaio la Corte dell’Aja ha dato inizio alle due giornate di udienze nel caso presentato dal Sud Africa contro Israele, accusato di “condotta di genocidio”, per le azioni intraprese da quest’ultimo nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. Ad oggi, circa 23.000 persone sono state uccise dagli attacchi dell’esercito israeliano nel territorio palestinese, già sottoposto ad assedio e ad una lunga occupazione militare. Gli attacchi non hanno fatto che aggravare una situazione umanitaria già molto fragile, ormai al collasso, come allertano le agenzie ONU.

Qual è il ruolo della Corte internazionale di Giustizia?

La Corte internazionale di Giustizia è un organo delle Nazioni Unite, il cui compito è quello di giudicare le responsabilità degli Stati per le possibili violazioni del diritto internazionale al quale sono vincolati. La Corte è composta da 15 giudici indipendenti, che non rappresentano in alcun modo il loro paese di provenienza. A questi possono aggiungersi dei giudici ad hoc, scelti dalle due parti, come hanno fatto Israele e il Sud Africa.

Nella fattispecie, il Sud Africa accusa Israele di aver violato gli obblighi che lo legano alla Convenzione del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. Come suggerito dal titolo stesso della Convenzione, questo strumento obbliga gli Stati parte non solo a mettere in atto tutte le azioni possibili per reprimere il crimine di genocidio, ma egualmente a prevenirlo. Inoltre, la Convenzione fornisce una definizione di crimine di genocidio, che integra gli atti volti a distruggere, in tutto o in parte, un gruppo “nazionale, etnico, razziale o religioso”. Quello che caratterizza la commissione del crimine di genocidio, in particolare, è la presenza di una mens rea specifica, cioè di un’intenzione genocidaria, a volte difficile da provare sul piano giuridico. E’ su questo punto, infatti, che si fonda una buona parte degli argomenti della difesa.

E’ importante, inoltre, comprendere che la Corte internazionale di Giustizia opera secondo una procedura specifica, iscritta nel suo Statuto. In particolare, è necessario che la Corte abbia “giurisdizione” per potersi pronunciare su un caso, cioè che ne abbia la competenza. Per questo, un presupposto all’esercizio della giurisdizione contenziosa è l’esistenza di una controversia tra Stati. Su questo punto, la difesa israeliana ha contestato l’esistenza di una controversia tra Israele e il Sud Africa sulle accuse rivolte da quest’ultimo. In maniera analoga, il Myanmar, coinvolto in un caso precedente di accuse per crimine di genocidio dal Gambia, aveva contestato l’esistenza di una controversia tra i due Stati.

Qual è l’interesse del Sud Africa?

Anche se il Sud Africa non è coinvolto direttamente negli attacchi in atto dal 7 ottobre 2023 nella Striscia, questo non pregiudica la possibilità di accusare Israele davanti alla Corte internazionale di Giustizia. Gli obblighi iscritti nella Convenzione del 1948 sono stati interpretati dalla Corte come “erga omnes partes”, cioè universali e quindi vincolanti per gli Stati parte della Convenzione. Questo implica che tutte gli Stati parte hanno l’obbligo di fare tutto quello che è in loro potere per prevenire la commissione del crimine di genocidio. Il Sud Africa, in quanto parte alla Convenzione, ha quindi agito secondo i suoi obblighi internazionali.

Qual è la funzione delle udienze del 12 e del 13 gennaio?

Le udienze del 12 e 13 gennaio hanno permesso alle parti in causa di esprimersi in merito alle accuse della commissione di crimine di genocidio sulla Striscia di Gaza.

Da una parte, il Sud Africa ha esposto gli elementi che permetterebbero alla Corte di giudicare la possibile violazione della Convenzione del 1948 da parte di Israele. Su questo punto, la squadra sudafricana si è focalizzata su diversi elementi chiave nella valutazione della condotta israeliana. In particolare, è stato esposta la gravità della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza: il numero di vittime civili, il blocco degli aiuti umanitari, come cibo e acqua, ma anche di materiale medico permettono di comprendere il maltrattamento della popolazione civile da parte di Israele. Soprattutto sono state esposte le pratiche dell’esercito israeliano che potrebbero risultare genocidarie: il Sud Africa ha arricchito le sue accuse con materiale fotografico e video che mostra gli abusi da parte dei soldati dell’IDF; inoltre, l’accusa ha riportato le esternazioni delle più alte cariche dello Stato israeliano che mostrerebbero l’esistenza di un piano genocidario nei confronti della popolazione palestinese di Gaza. Quest’elemento, in particolare, si rivela importante per stabilire l’intenzione genocidaria, necessaria per far sorgere la responsabilità statale di Israele.

Dall’altra parte, Israele si è difesa insistendo su alcuni punti, come la natura reazionaria dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza, che non farebbero altro che permettere la sua “legittima difesa”, in risposta agli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas. Su questo punto, è importante ricordare che il diritto internazionale prevede degli elementi circoscritti per l’esercizio della legittima difesa, che deve essere innanzitutto proporzionata. Inoltre, la dottrina maggioritaria afferma che questa possa essere esercitata solo tra due Stati indipendenti. Israele ha inoltre insistito sull’assenza di controversia con il Sud Africa e sull’assenza di intenzione genocidaria, affermando inoltre che gli attacchi sarebbero conformi al diritto umanitario.

Visto il carattere urgente della situazione a Gaza, il Sud Africa ha chiesto alla Corte di decretare alcune misure cautelari, tra cui la cessazione delle ostilità e il passaggio degli aiuti umanitari. La Corte allora si esprimerà in breve tempo (qualche settimana) sulla possibilità di adottare tali misure, prima di entrare nel merito delle accuse. I processi davanti alla Corte internazionale di Giustizia sono in generale molto lunghi; potremmo dover aspettare degli anni prima di sapere se, da un punto di vista giuridico, gli attacchi di questi mesi possono definirsi genocidari. Tuttavia, dal punto di vista pratico, l’adozione di misure cautelari favorirebbe un alleggerimento importante della situazione sul campo. In effetti, le misure cautelari hanno carattere vincolante per gli Stati, ma la Corte non dispone di mezzi adeguati per imporre la loro messa in atto, che dipenderà quindi interamente dalla volontà di Israele di conformarsi al volere dei giudici dell’Aja.