Palestina, doppi standard, asimmetrie e comunicazione neo-coloniale: in dialogo con l’on. Stefania Ascari

Palestina, doppi standard, asimmetrie e comunicazione neo-coloniale: in dialogo con l’on. Stefania Ascari

GenovaInfoPal. Di Angela Lano. A seguito delle polemiche e accuse che diversi parlamentari, politici e giornali italiani hanno rivolto all’on. Stefania Ascari per la sua partecipazione alla XX Conferenza dei Palestinesi in Europa, svoltasi sabato 27 maggio, a Malmö, in Svezia, abbiamo deciso di intervistarla per capire cosa è successo e come affrontare la macchina della propaganda, dell’informazione manipolata e a senso unico, e il doppio standard, profondamente radicato nella comunicazione mediatica e politica italiana e occidentale.

On. Ascari, diversi suoi colleghi parlamentari, e media italiani, l’hanno accusata di aver partecipato a una Conferenza di Hamas a Malmö, in Svezia, il 27 maggio. Ci può dire cosa ha visto tra le migliaia di partecipanti?

Ho visto una partecipazione straordinaria. Un raduno di circa 20mila persone, di cui tantissimi giovani e tantissime donne. Non era assolutamente una conferenza pro Hamas. Era un incontro per il popolo palestinese e per il suo diritto all’autodeterminazione. Ho trovato un’unione che raramente c’è quando si parla di Palestina. 

Le accuse di certi settori politici e mediatici italiani sono grottesche, soprattutto se paragonate alla completa sudditanza del mainstream alla narrazione israeliana. Come vede l’Italia attuale, in passato così fieramente importante e strategica nelle relazioni con il mondo arabo, per ciò che riguarda i legittimi diritti dei nativi palestinesi?

Vedo che gli spazi di dialogo sono notevolmente diminuiti. La questione palestinese è stata relegata in secondo piano e sui giornali se ne parla solo in occasione dei massacri a Gaza o in Cisgiordania. Esiste poi un evidente doppio standard dei media italiani e europei che minimizzano le sofferenze dei palestinesi ed enfatizzano il pericolo percepito da Israele. Si parla spesso di “conflitto israelo-palestinese” o “scontri tra israeliani e palestinesi”, ma queste formule negano o nascondono l’asimmetria di potere che c’è tra i due popoli e l’esistenza di una occupazione israeliana. Questa disinformazione distorce la realtà dei fatti. 

L’impegno per la Palestina, da parte di personaggi pubblici, giornalisti, attivisti, ecc., scatena sempre reazioni accese da parte del mainstream, che ne strumentalizza contenuti, messaggi, contesti. Come vive questa situazione, per lei ricorrente?

Questi attacchi si ripresentano ogni volta che mi esprimo sulle condizioni del popolo palestinese. Io mi limito a smentire le accuse e continuo con il mio impegno. La macchina del fango ha il solo scopo di delegittimare le voci e farle tacere. Tirarsi indietro significa dargliela vinta. 

Doppio standard, manipolazione semantica, linguaggio neo-coloniale e disinformazione sono le costanti della comunicazione giornalistica mainstream italiana (e occidentale in generale) in relazione alla Palestina. Cosa si può fare, secondo lei, a livello politico, per alterare questi schemi, partendo da un punto di vista de-coloniale?

Innanzitutto favorire una informazione corretta su ciò che accade nel territorio palestinese e poi chiedere che vengano rispettate le risoluzioni delle Nazioni Unite e garantiti i diritti umani e civili fondamentali riconosciuti dal diritto internazionale che purtroppo sembrano svanire in un buco nero quando si tratta di Palestina.

L’Occidente è impegnato a difendere l’Ucraina dalla Russia, ma nega i diritti dei Palestinesi. Due pesi-due misure?

Purtroppo sì. Mentre in qualsiasi altro contesto chiunque si opponga a una forza occupante, viene giustamente definito oppositore o partigiano, nel caso dei palestinesi, questi vengono dipinti solo come terroristi. È un errore frutto di disinformazione e pregiudizi. Purtroppo questo si traduce nella deumanizzazione dei palestinesi e nella scarsa empatia nei loro riguardi.

Come sta gestendo gli attacchi verso di lei l’Intergruppo parlamentare Italia-Palestina?Ci vuole parlare di questa sua recente iniziativa?

Molti colleghi e colleghe mi hanno manifestato la loro solidarietà privatamente e pubblicamente. Nelle scorse settimane, con gli altri membri dell’Intergruppo, abbiamo definito un piano dei lavori che ci vedrà impegnati nel rafforzare la rete di parlamentari, associazioni e attivisti e nell’intraprendere azioni volte a influenzare le scelte del governo. Vi terremo aggiornati con costanza.

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