Presidenza egiziana: nostri cittadini liberi di combattere in Siria

Il Cairo-Quds Press. I cittadini egiziani intenzionati a recarsi in Siria, per unirsi ai combattenti dell’opposizione contro Bashar al-Assad, sono liberi di farlo. Al loro ritorno non verranno sottoposti ad alcun processo. Lo ha reso noto la presidenza egiziana in un comunicato stampa diramato venerdì 14 giugno.

Nel comunicato, Khaled al-Qazzaz, segretario del presidente egiziano per gli Affari esteri, ha ribadito che dopo la rivoluzione del 25 gennaio, la libertà di viaggio è un diritto di tutti gli egiziani, sottolineando che il governo egiziano non punisce più i suoi cittadini per quello che fanno in altri paesi. “La presidenza non ritiene che la presenza di egiziani in Siria costituisca una minaccia per la sicurezza nazionale egiziana”, ha aggiunto.

Molti giovani egiziani si sono già recati in Siria per unirsi ai ribelli. Le notizie del loro arrivo, e della morte di alcuni di loro, sono circolate sul web. Alcuni studiosi, come Shaykh Hafez Salama, che guidò la resistenza contro l’esercito israeliano nella città di Suez, nel 1973, ha confermato che alcuni giovani egiziani si trovano a fianco dei ribelli in Siria. Dal canto suo, il predicatore, Safwat Hijazi, ha sottolineato che “la Federazione degli studiosi della nazione provvederà all’invio di una brigata in Siria, per combattere contro al-Assad, e sostenere il popolo siriano”.

Giovedì 13 giugno, nel comunicato conclusivo della conferenza “la posizione degli studiosi della nazione islamica rispetto alla questione siriana”, tenutasi al Cairo, i partecipanti hanno ribadito che sostenere la Siria con la propria presenza, denaro o armi “rappresenta un jihad obbligatorio”. Hanno aggiunto: “L’aiuto che Hezbollah, Iran, Russia e Cina stanno fornendo al presidente siriano è una dichiarazione di guerra contro l’Islam e i musulmani”. Infine, essi hanno esortato i governanti arabi e le organizzazioni per i diritti umani a boicottare le merci, le aziende, le fabbriche e interrompere qualsiasi rapporto politico con l’Iran, la Russia, la Cina e tutti i paesi che sostengono il regime di Bashar al-Assad.