Colonialismo e suprematismo nelle analisi geopolitiche di ambienti progressisti alternativi

InfoPal. Di Angela Lano. Si rimane basiti dal livello di certe “analisi” (parola inappropriata) che girano in rete e diffuse dalle tastiere di geopolitici e storici improvvisati della galassia della cosiddetta “informazione alternativa”.
Che il mainstream sia un ricettacolo di spocchiosi ignoranti al servizio delle corporazioni finanziarie è ben noto e il livello di articoli, inchieste, reportage dai vari fronti bellici nel mondo lo sottolinea abbondantemente. Il mainstream (con qualche onorevole eccezione) non informa, bensì disinforma, manipola e orienta le masse, diffonde notizie false (fake) o senza verificarne le fonti; crea casi e false flag su richiesta di servizi di intelligence, governi o altro; è servile, serve, cioè, gli interessi delle grandi famiglie del capitalismo neoliberista egemonico e delle loro multinazionali o cartelli finanziari. Tuttavia anche il mondo dell’informazione cosiddetta alternativa e i suoi seguaci è occupato, in una certa importante misura, da faker o da disinformatori. Si tratta dei “complottari” (non gli analisti dei complotti, cioè quelli che si occupano dei complotti che la Cupola finanziaria mondiale ordisce contro l’umanità, che è altra cosa). No, proprio i complottari, quelli, cioè, che in questi ultimi drammatici anni hanno letto articoli di geopolitica (scritti da veri analisti anti-Sistema) e ne hanno copiato il metodo, senza, però, avere competenze, preparazione, studi approfonditi, ecc. E’ la categoria antropologia che fa da specchio a quella mainstream, di cui è una sorta di altra faccia che ha la funzione di imbonire le folle scontente, dirottandole in spazi fittizi, illusoriamente autonomi, ma che si rivelano vere “gabbia per criceti”. In questi spazi di pseudo-libertà tutti possono dire la loro, fare grandi analisi slegate da ogni contesto storico, politico, geopolitico, sentenziando frasi fatte, non comprendendo di essere manipolati dagli stessi che operano attraverso il mainstream. Per intenderci, in tale composito ambiente “alternativo” abbiamo gli strilloni del “non avete capito nulla”, dei “Biden è un clone”, dei “Trump verrà a salvare l’Italia dalla dittatura sanitaria”, “no, sarà la Federazione Galattica”, e altre amenità, diffuse da siti QAnonisti vari con grasse risate dei think tank del Potere egemonico che li ha creati sapendo di avere davanti, anche qui, greggi non pensanti.

Ed ecco che i complottari, prendendo spunto da altri casi internazionali (ad esempio le Torri Gemelle o le Primavere arabe realmente infiltrate dalla NATO), ne applicano i criteri alle attuali vicende in Palestina. Come per il giornalismo corporativo, anche le analisi di questi dilettanti geopolitici sono permeate di suprematismo occidentocentrico, e allora si oscilla tra l’accusare le vittime di “aver provocato Israele”, Hamas di ricevere “aiuto dagli USA”, la resistenza palestinese di “fare il gioco di Netanyahu” e altre affermazioni simili che girano in rete e che ricevono tanti “like” nei social perché sanno di “complotto” e ai complottari piace tanto svelare i complotti, soprattutto dove non ci sono. L’idea che gli oppressi, le vittime, o “se la sono voluta” o “non sono in grado di organizzarsi da soli” e “qualcuno ha organizzato l’operazione per loro”, implica un pregiudizio impregnato di razzismo: i palestinesi (ma potrebbe essere qualunque altro popolo non occidentale) sono ontologicamente inferiori, incapaci di produrre strategie autonomamente. Per questi analisti improvvisati, sprovvisti delle più elementari conoscenze storiche e geopolitiche sul Vicino Oriente, sulla resistenza palestinese e sulle varie formazioni dell’islam politico, infatti, Hamas, al-Qaeda, il Daesh/ISIS sono tutte la stessa cosa, e visto che è ormai acclarato da studi e abbondante documentazione che le ultime due sono a libro paga USA e dei vari servizi di intelligence, anche il movimento di resistenza islamica palestinese deve esserlo. Ma di cosa stiamo parlando? Hamas ha una storia tutta palestinese di resistenza popolare contro il sionismo ed è molto amato dal popolo palestinese. I suoi metodi di lotta, basati su codici di etica codificati dalla tradizione islamica, non hanno nulla a che vedere con la barbarie dell’ISIS o di al-Qaeda. Confonderli è un deliberato tentativo di delegittimare la resistenza e trova la sua collocazione nella macchina di propaganda bellica israeliana. Si legga, al proposito, Giornalismo mainstream tra fonti mai verificate e fake: la “decapitazione” di neonati da parte di Hamas non è mai avvenuta, sul clamoroso, quanto vergognoso, fake dell’Ansa, ancora pubblicato nel sito, nonostante le smentite arrivate da tutte le parti. Purtroppo, il mainstream, al servizio delle corporazioni internazionali, non va per il sottile e il “fine giustifica i mezzi”: in questo caso, il sostegno incondizionato allo stato d’apartheid israeliano sulla pelle di centinaia di bambini gazawi, questi sì, realmente, fatti a pezzi.

Tuttavia, l’assurdità va ben oltre questi parallelismi da “geopolitica fai da te”, per entrare nel campo del razzismo, dell’islamofobia, del suprematismo bianco, del pensiero colonizzatore. Siamo, cioè, di fronte a persone di ambienti del cosiddetto “mondo progressista”, laico o cattolico che sia, che hanno ancora profondamente introiettato il colonialismo, la superiorità culturale e razziale e che non riescono a concepire che i Palestinesi (e, di nuovo, potrebbe essere un popolo qualsiasi del Sud Globale) siano in grado di pianificare, organizzare, architettare un’operazione come Ciclone Al-Aqsa. Ora, è lecito pensare che armamenti e un minimo di assistenza tecnica siano arrivati da loro alleati mediorientali e forse pure da qualche Paese anti-Occidente mosso anche da questioni di ridefinizione geopolitica strategica, ma che un popolo oppresso da oltre sette decenni, con un alto livello di istruzione e consapevolezza, non possa essere in grado di organizzare strategie di Resistenza importanti è davvero un pensiero coloniale.

Nel galassia alternativa, abbiamo anche una categoria molto amata dal Potere egemonico: quella del pacifismo “a seconda”, dei “je suis” politicamente corretti, delle bandiere della pace e dell’Ucraina, ma mai della Palestina, delle foto di donne suppostamente uccise da regimi oppressori (sempre quelli che il Sistema ritiene nemici), e via di seguito. In questa categoria si è soliti storcere il naso e giudicare come riprovevoli le scelte dei palestinesi, la tipologia di resistenza che essi hanno deciso di adottare per liberarsi dalla tirannide coloniale sionista, sentendosi nel diritto di condannarli e di imporre una equidistanza-equivicinanza ipocrita tra vittima e carnefice. In realtà, una cosa è la vittima, una cosa il carnefice, una cosa è l’oppresso, una cosa l’oppressore: scambiare le posizioni e i ruoli è immorale, perché tra palestinesi e israeliani, storicamente, si sa benissimo che è il colonizzato e chi il colonizzatore.

In definitiva, tutte queste categorie delle “belle anime” dell’Alternativa funzionale al Sistema possono essere lette come pensiero coloniale occidentale duro a morire.

(Nella foto: il velo di Maya).