Israele non ha ancora detto una sola verità, non soltanto dal 7 ottobre, ma dalla Nakba del 1948

Gaza-MEMO. Di Anjuman Rahman. È passato più di un mese da quando Israele ha lanciato la sua campagna di pulizia etnica a Gaza in risposta all’operazione di Al-Aqsa Flood (Ciclone al-Aqsa) iniziata dalla resistenza palestinese.

Da allora, lo Stato di occupazione ha ripetuto le falsificazioni e la sua disinformazione, non solo per giustificare le sue azioni a Gaza, ma anche per raccogliere simpatie globalmente, dipingendosi come una vittima e intensificando gli attacchi contro palestinesi innocenti.

Particolarmente preoccupanti sono le giustificazioni usate da Israele per aver preso di mira gli ospedali di Gaza, che servono come rifugi per gli sfollati, e i suoi continui tentativi di dipingere i combattenti della resistenza palestinese come terroristi – una narrazione che Israele ha amplificato con le sue affermazioni su tutto ciò che è accaduto il 7 ottobre.

Dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha condannato Hamas per aver invaso il sud di Israele e aver compiuto alcune operazioni, tra cui la presunta decapitazione di 40 neonati, l’onda d’urto che ha attraversato l’opinione pubblica è stata ampia e comprensibile.

Tuttavia, era infondata. All’indomani del 7 ottobre, i resoconti di prima mano dei testimoni hanno fornito una versione diversa degli eventi, che non ha sorpreso chi segue da vicino la crisi Palestina-Israele. Le truppe israeliane, hanno spiegato, nel disperato tentativo di contenere l’incursione inaspettata, hanno inavvertitamente sparato contro i propri cittadini con armi pesanti, causando numerosi morti per “fuoco amico”.

Le testimonianze raccolte dal The Grayzone contraddicono il resoconto ufficiale degli eventi da parte di Israele, che ha taciuto dettagli importanti sulle presunte atrocità commesse da Hamas. Le affermazioni non verificate diffuse da Israele, tra cui la macabra accusa secondo la quale Hamas avrebbe decapitato 40 bambini, sono state ampiamente liquidate come propaganda volta a giustificare la punizione collettiva contro i 2,2 milioni di abitanti di Gaza.

Questo è stato confermato anche da Haaretz in un articolo pubblicato questo fine settimana sulle indagini della polizia che ha scoperto che un elicottero militare, mentre sparava contro i combattenti della resistenza palestinese, ha colpito anche alcuni partecipanti al Nova Festival del 7 ottobre.

Izzat Al-Rishq, portavoce di Hamas, ha dichiarato che i media internazionali hanno “diffuso menzogne sul nostro popolo palestinese e sulla resistenza, affermando che i membri della resistenza palestinese hanno decapitato bambini e attaccato donne senza alcuna prova a sostegno di tali affermazioni e bugie”.

Ciò è stato confermato dalla cittadina israeliana Yasmin Porat, sopravvissuta ad un sequestro con altri ostaggi a Be’eri, che ha raccontato come le forze speciali israeliane abbiano “senza dubbio” ucciso gli ostaggi, tra cui il suo compagno, che è stato ucciso con un colpo di pistola, insieme ad altri ostaggi durante la frenetica sparatoria.

Altre testimonianze suggeriscono che, nella foga della battaglia, le truppe israeliane hanno probabilmente fatto ricorso al fuoco indiscriminato contro aree e residenze civili, causando un numero incalcolabile di morti israeliane evitabili.

Questo approccio indiscriminato rispecchia l’attuale strategia di Israele, a 45 giorni dagli incessanti attacchi aerei e terrestri su Gaza. Secondo i funzionari palestinesi, più di 12.400 palestinesi sono stati uccisi, tra cui oltre 7.800 donne e bambini, e più di 29.200 sono i feriti.

La narrazione sanguinaria di Israele sulla resistenza palestinese ha preso piede, dando il via libera al lancio di un “genocidio in atto”, come gli esperti delle Nazioni Unite affermano ora quando si riferiscono a Gaza.

Questo incidente segna solo l’inizio di una serie di gravi bugie diffuse pubblicamente da Israele, mentre migliaia di altre notizie false circolano quotidianamente sui media.

In barba agli appelli internazionali per un cessate il fuoco, Israele afferma il suo impegno per un’offensiva incessante a Gaza “con tutta la forza”, chiedendo il rilascio di oltre 240 ostaggi detenuti da Hamas. Tuttavia, uno sguardo più attento rivela una forte contraddizione nelle azioni di Israele, che mette in discussione la sua presunta preoccupazione per la sicurezza degli ostaggi.

La pretesa del governo israeliano di dare priorità al benessere degli ostaggi è messa in discussione dai bombardamenti indiscriminati su Gaza, che mettono in grave pericolo proprio queste vite. Se gli ostaggi fossero davvero una priorità, perché metterli in pericolo con tattiche militari così aggressive? Hamas ha già dichiarato che la campagna di bombardamenti di Israele ha ucciso circa 57 prigionieri di guerra detenuti a Gaza.

Da parte sua, Hamas insiste sul rilascio di tutti i prigionieri palestinesi, compresi 160 bambini detenuti senza accusa né processo, come condizione per liberare i prigionieri di guerra sequestrati il 7 ottobre. Tuttavia, in risposta, Israele non solo ha raddoppiato il numero di palestinesi incarcerati, portandolo a 10.000, ma ha anche detenuto illegalmente 4.000 lavoratori di Gaza. E le campagne di arresti notturni in tutta la Cisgiordania occupata aggravano ulteriormente la questione.

Video inquietanti di soldati israeliani che picchiano, calpestano, abusano e umiliano i palestinesi detenuti, bendati, spogliati parzialmente o interamente e con le mani legate dietro la schiena, ricordano il famigerato scandalo di Abu Ghraib in Iraq nel 2003.

Al-Rishq accusa Israele di ostacolare un potenziale accordo per lo scambio di 50 ostaggi e una tregua umanitaria. Ha dichiarato che “l’occupazione continua a rifiutare e a ritardare il rilascio di 50 donne e bambini e la dichiarazione di una vera tregua umanitaria, in cambio del rilascio di un certo numero di nostre donne e bambini nelle prigioni dell’occupazione”.

Mentre Israele intensifica la sua violenza contro Gaza, emerge un elemento inquietante: un livello simile di aggressione si riflette contro i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu persiste nell’affermare una narrazione che contraddice i vasti e indiscriminati attacchi aerei che Israele ha scatenato su Gaza. Nonostante abbia colpito ospedali, scuole, edifici residenziali, moschee e chiese, Netanyahu sostiene che Israele e il suo esercito stanno aderendo ai “più alti standard del diritto internazionale per prevenire danni ai civili non coinvolti e continueranno a farlo fino alla vittoria”.

La scorsa settimana e durante il fine settimana, l’ospedale Al-Shifa di Gaza è stato oggetto di un’incursione, con Israele che ha affermato che Hamas utilizzava la struttura come centro di comando. Tuttavia, l’esercito israeliano non ha presentato alcuna prova di tunnel gestiti da Hamas o di un centro di comando militare sotto l’ospedale. Le prove che ha fornito sono state ripetutamente smentite o sono risultate falsificate ed estrapolate da vecchi video di altri paesi circolanti online.

Ashraf Al-Qudra, portavoce del ministero della Salute di Gaza, dipinge un quadro desolante, affermando che migliaia di donne, bambini, malati e feriti sono a rischio di morte mentre Israele continua il suo raid su Al-Shifa. Ha anche costretto la maggior parte dei pazienti e del personale a lasciare la struttura medica sotto la minaccia delle armi.

Ad aggravare la crisi, gli ospedali di Gaza hanno esaurito i loro letti, lasciando che molti pazienti vengano curati sul pavimento. I medici sono costretti ad eseguire interventi senza anestesia e spesso utilizzando solo la luce dei telefoni cellulari, a causa della carenza di carburante, forniture mediche e attrezzature. I pazienti non solo sono alle prese con le ferite, ma soffrono anche la fame, poiché gli aiuti che arrivano nella Striscia sono limitati e i sistemi sono al collasso.

Dalle innumerevoli menzogne israeliane, emerge un’unica agghiacciante verità: la guerra in corso di Israele è ben lontana dal nobile impegno per combattere il terrorismo o salvare ostaggi. Al contrario, Israele ordina lo sfollamento di un milione di palestinesi nel nord di Gaza e poi spara contro di loro mentre fuggono lungo “vie sicure” e rade al suolo interi quartieri. L’offensiva di Israele rivela inoltre un obiettivo più oscuro: la progressione forzata di un’occupazione illegale e un inquietante tentativo di pulizia etnica.

(Foto: palestinesi colpiti dagli attacchi israeliani all’appartamento della famiglia Ashur a Khan Yunis, Gaza, il 18 novembre 2023. [Belal Khaled – Agenzia Anadolu]).

(Vignetta: [Sabaaneh/Middle East Monitor]).