Di Amjad Samhan
al-Arabiya. Nel corso del conflitto israelo-palestinese, circa 800mila palestinesi sono stati arrestati dall’occupazione israeliana. Oltre 100mila sono state le donne.
Anche’esse sono state sottoposte a molteplici forme di abusi, in particolate a sfondo sessuale, ma solo poche raccontato la personale esperienza in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, che ricorre oggi, 8 marzo.
S.H., preferisce presentarsi così, restando nell’anominato, fu arrestata per pochi giorni. L’intento degli israeliani era fare pressioni sul marito, anch’egli detenuto, al fine di estorcergli confessioni.
“Mi hanno denudata, l’ufficiale israeliano che mi sedeva accanto mi ha molestato, ma io ho resistito”.
Hana’ ash-Shalabi, detenuta palestinese al 21° giorno di sciopero della fame contro l’umiliazione di essere stata riarrestata a breve distanza dalla liberazione, ha raccontato che un ufficiale israeliano con il camice da infermiere le aveva chiesto di denudarsi per essere perquisita.
“Quando mi sono rifiutata, ne ha chiamato un altro. Quest’ultimo mi ha legata, quindi mi ha picchiata”, aveva raccontato Hana’ alla Società per i prigioneri.
Anche il suo avvocato, Mahmoud Hassan, racconterà che un ufficiale israeliano donna aveva chiesto ad Hana’ di spogliarsi di fronte agli investigatori. “Hana’ si è rifiutata, fino a che non è stata condotta in un bagno e minacciata”.
“Durante il processo, Hana’ è stata illegalmente legata ai polsi e ai piedi”, ha riferito Hassan.
Intanto la detenuta ha perso 10kg di peso, ma fa sapere che continuerà lo sciopero della fame fino al suo rilascio. Condannata a sei mesi di carcere (ridotti poi a 4 mesi), Hana’ non ha mai ricevuto alcuna accusa.
Iman Nafi’, ex detenuta, oggi moglie dell’ex decano dei prigionieri, Na’el al-Barguthi, conferma: “La pratica degli abusi contro le detenute è una prassi consolidata tra gli ufficiali israeliani e, quando non fisica, è verbale”.
L’umiliazione è tanto più grave se la coercizione a spogliarsi per essere ispezionate proviene da una donna, perché a quel punto è lecito temere il peggio. Non c’è bisgono di essere denudate, gli israeliani dispongono delle tecniche più avanzate per guardare anche sotto lo strato della pelle”, dice Iman.
“Seppi di una detenuta palestinese minacciata di violenza sessuale da un gruppo di israeliani”.
Oggi, 8 marzo, è intervenuto anche il ministro per gli Affari sociali palestinese, Majda al-Masri: “Le donne hanno sempre fatto parte della lotta di liberazione palestinese”.
“La loro lotta emerge da storie come quella di Hana’ ash-Shalabi. (…) Il governo palestinese deve assumere una posizione ferrea contro le perquisizioni di questa natura nei confronti delle detenute”.
“E’ una violazione alle leggi sui Diritti Umani e il mondo ha il dovere di rompere il silenzio nel quale si è auto-recluso”.
“Tutte le donne palestinesi celebreranno quest’anno l’8 marzo, esprimendo solidarietà ad Hana’ ash-Shalabi: “La sosterremo tutte fino alla sua liberazione”.
Anche alcune organizzazioni israeliane per i Diritti Umani hanno esposto ben 17 denunce per conto di detenute palestinesi. Puntualmente, l’accusa è di molestia sessuale.